De rerum tortura
Al di là dell'evidente richiamo alla celeberrima opera di Lucrezio, De rerum tortura è una rappresentazione del cinismo e dell'indifferenza umani, che con grottesca ironia avvolge il lettore in un vortice, talvolta surreale, di efferatezza e blasfemia. Al posto degli esametri troviamo gli endecasillabi e, in luogo di un'apologia dell'epicureismo, la descrizione dissacrante e trasgressiva di un abisso melmoso dal quale esalano atrocità e malvagità. Il disprezzo per l'individuo, architetto di una società malata, inveterata serva del dogma, della religione e del perbenismo, si traduce nel tormento per un mondo privo di amore che affoga i valori nell'interesse personale, riducendo a brandelli il senso di umanità. È questo il deprecabile sostrato da cui ha origine l'emarginazione delle "mele marce", di coloro che rifiutano di omologarsi agli standard comuni e al mito di un progresso che disumanizza e distrugge l'essenza stessa del vivere umano. Questo malessere, unito al rifiuto di una morale soggetta al conformismo e a false retoriche, trasuda nelle pagine con odio, angoscia e turbamento verso la vita.
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Anno edizione:2024
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