Serge Latouche ci presenta un saggio che ha lo scopo di ripercorrere le origini storiche e filosofiche della teoria della decrescita. Per facilitare il percorso del lettore, introduce il suo “dizionario” suddividendo i protagonisti in “antenati”, “guide” e “pionieri”, “fondatori dell’ecologia politica”, intellettuali simpatizzanti e politici e “parenti scomodi”: Partendo dalle origini, si individueranno diversi precursori, alcuni anche inaspettati. I molteplici riferimenti filosofici e storici rendono questa opera un compendio fondamentale per tutti coloro che desiderino approfondire la teoria della decrescita e principi che essa propone.
La decrescita prima della decrescita. Precursori e compagni di strada
Un inedito album di famiglia degli obiettori di crescita. Una nuova storia delle idee.
Gli sbandieratori del produttivismo e dello sviluppismo – anche nella versione contrabbandata per «verde» o sostenibile – vorrebbero accreditare un’immagine settaria e marginale degli obiettori di crescita: un manipolo di utopisti tardomoderni con l’ossessione recessiva di far cambiare rotta alla civiltà. Ma la logica trionfante del «cresci o muori» non può certo invocare maggior realismo, proprio quando si profila lo schianto del pianeta sotto il peso ecologicamente e socialmente funesto di iperproduzione, iperconsumo e iperscarto. Quell’insensatezza che oggi è diventata sinonimo di catastrofe viene da lontano, come chi in ogni tempo ne ha denunciato le storture che già si annunciavano mortifere. Si tratta di filosofi, poeti, economisti, romanzieri, politici, teologi, di cui Serge Latouche fa qui l’appello in quanto precursori, pionieri e compagni di strada. Tutt’altro che gracile, l’albero genealogico della decrescita vanta il fior fiore del pensiero critico e della sapienza di diversi continenti, configurando una storia delle idee alternativa. In felice promiscuità vi prendono posto cinici, epicurei e buddhisti zen, decrescenti di città e decrescenti di campagna, mistici e anarchici naturisti, oppositori dell’industrialismo agli albori e antiglobalisti attuali. Tra loro, anche qualche «infrequentabile» o inclassificabile. Da Diogene a Tagore a Orwell, da Fourier a Gandhi a Berlinguer, da Pound a Baudrillard a Terzani, si compone una schiera multiforme a cui Latouche ascrive a buon diritto la propria prospettiva di un’«abbondanza frugale, o prosperità senza crescita, in una società solidale». Con gli obiettori di crescita, Latouche parteggia per la «sobria ebbrezza della vita» invocata da Illich, e continua a metterci in guardia dall’abisso.
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Autore:
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Collana:
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Edizione:2
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Anno edizione:2016
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