Delirious museum. Un viaggio dal Louvre a Las Vegas
Indossando i panni sia del flàneur che del situazionista, Calum Storrie si imbarca in un immaginario percorso alla scoperta di città ed epoche diverse che lo porta a perlustrare una serie di ambienti - luoghi pubblici, architetture, ma anche mostre storiche e opere d'arte - tutti possibili incarnazioni del concetto di "museo delirante". Luogo inafferrabile per eccellenza, il Delirious Museum reinterpreta o ridefinisce il modello museale tradizionale attraverso un détournement che prende corpo nel rifiuto di una narrazione lineare in favore di una forma disarticolata, composta - come l'arte stessa - da un montaggio anacronistico di tracce e frammenti. Sono gli echi di una città che ha invaso il museo (ma anche il contrario) spalancandolo alla vita e rendendo i suoi significati fluidi e mutevoli. Il furto della Gioconda, nel 1911, segna un primo contagio. Portato in strada, il capolavoro di Leonardo diventa nomade e fa il suo ingresso nella modernità. I surrealisti se ne impossessano per i propri fini: Duchamp le aggiunge baffi e pizzetto, Dalì la trasforma in autoritratto. Con il ritorno del dipinto, il germe del Delirious Museum è ormai entrato al Louvre, e dai suoi corridoi si propaga per le vie di quella Parigi già esplorata da Baudelaire, poi da Benjamin, Aragon e Breton. Una città onirica e porosa, provvista di fenditure che ne lasciano intravedere realtà parallele, nate dal caso e da un certo grado di caos. Sulle tracce di possibili derive, l'autore si imbatte negli allestimenti di El Lissitzky e Kiésler e negli objets trouvés di Cornell e Warhol, si perde nella collezione di Soane, nell'architettura museale di Libeskind e nel museo-labirinto di Carlo Scarpa. E infine con il postmodernismo che il Delirious Museum raggiunge l'apoteosi nelle sue diverse declinazioni: dai progetti di Gehry e Koolhaas, fino a spettacolari città-palinsesto come Los Angeles e Las Vegas. Ricettacolo di aneddoti e fatti arcani, questo libro-wunderkammer riesamina i confini evanescenti fra i musei e le città che li contengono. Lo fa attraverso una narrazione rizomatica che, imitando ciò che descrive, procede dal presente al passato per poi tornare al contemporaneo e stabilire infine un rapporto simbiotico tra lo spazio e la sua memoria.
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Anno edizione:2017
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