Dell'incantamento. Hitchcock, Bergman, Fellini e il motivo dello sguardo
Se nel corso del XX secolo l'esperienza filmica ha introdotto nella nostra cultura un nuovo modo di guardare, definendosi come la struttura della visione specifica della modernità, è lo stesso motivo dello sguardo ad aver messo in movimento una molteplicità di discorsi sul cinema e affascinato l'immaginazione dei registi. Può essere lo sguardo con cui siamo temporaneamente collocati nel punto di vista di un personaggio (come nella soggettiva) oppure quello di un volto che riempie il quadro (come nel primo piano) o un colpo d'occhio rivolto direttamente allo spettatore (come nello sguardo in macchina) e altro ancora - a cominciare dagli incroci che si attivano tra questi casi emblematici. Il cinema deve proprio ai vari modi che ha di includere, esibire e rinviare all'atto stesso di guardare, gran parte del fascino che ha avuto e continua ad avere nella nostra cultura visuale. In quell'incerto orizzonte che colloca lo spettatore tra la fascinazione e il disorientamento, la presa di coscienza della propria visione e l'incantamento, il motivo dello sguardo è qui discusso alla luce del linguaggio e del lavoro di tre grandi autori del cinema, quali Alfred Hitchcock, Ingmar Bergman e Federico Fellini.
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Anno edizione:2009
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