Il libro tenta di rispondere ad una serie di domande che da alcuni anni agitano chiunque si interroghi sullo stato presente dei costumi occidentali, in generale, e degl’italiani, in particolare. Ad esempio, a proposito di questi ultimi, prendiamo i dati di un sondaggio del gennaio di quest’anno: come mai il 54% degli intervistati pensa di essere in credito con l’Italia, di aver assai più dato che ricevuto dal proprio Paese, mentre solo il 7% si sente in debito? Come mai il principale accusato di insolvenza è la classe politica? Ha davvero promesso felicità e benessere in passato, recente e remoto, e ha poi disatteso miseramente un’aspettativa da essa stessa creata? Se ciò fosse vero, perché l’ha fatto? E se non fosse vero, perché tanti italiani attribuiscono alla classe politica di aver formulato una tale promessa e di averla poi tradita? E, infine, come mai il ceto politico non si è prodigato e non si prodiga per contrastare una simile illusione? Orsina prova a rispondere a queste domande che stanno al fondo del fenomeno noto a tutti col nome di “antipolitica”. Per condurre la propria analisi, lo studioso romano si serve di alcune guide di eccellenza. Anzitutto Alexis de Tocqueville. […] https://www.danilobreschi.com/2018/07/09/spirale-democrazia/
La democrazia del narcisismo. Breve storia dell'antipolitica
Se il populismo è sintomo e non malattia, da dove deriva il nostro rancore? Da Tocqueville a Tangentopoli, dal Sessantotto ai giorni nostri, la storia del lento divorzio tra cittadino e politica.
«La politica non controlla più il futuro. Ha sempre meno senso, potere, respiro. La sua funzione principale, ormai, è fare da capro espiatorio per il risentimento universale. Solo se riconosciamo che questa crisi ha le sue radici nel cuore della democrazia, e sta montando da almeno un secolo, potremo comprenderla a fondo»
Fino a pochi anni fa l’ascesa del populismo veniva interpretata quasi esclusivamente alla luce della crisi finanziaria. Ma se l’economia è tornata a crescere e il peggio sembra passato, perché i cosiddetti «partiti del risentimento» continuano a raccogliere consensi? Siamo forse di fronte all’epilogo di una storia che ha origini più profonde? Giovanni Orsina cerca queste origini all’interno della democrazia, ragionando sul conflitto tra politica e cittadini che ha segnato gli ultimi cento anni. Se alcune fasi di quel rapporto – il connubio inedito tra massa e potere a partire dagli anni trenta, la cesura libertaria del Sessantotto – sono comuni a tutto l’Occidente, Orsina individua la particolarità del caso italiano nella stagione di Tangentopoli. Il sacrificio simbolico di un’intera classe di governo conclude la repubblica dei partiti e allo stesso tempo inaugura un venticinquennio di antipolitica. Con la quale tutti hanno dovuto fare i conti – Berlusconi, Renzi, Grillo, i postcomunisti, la Lega –, ma della quale nessuno è riuscito a correggere o contenere le conseguenze nefaste.
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Anno edizione:2018
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