1) Ti asterrai dal fumare, dal bere, dall'assumere droghe 2) Ti asterrai dall'avere abitudini dispendiose 3) Sognerai e scriverai e sognerai e riscriverai 4) Non sarai vanitoso 5) Non sarai modesto 6) Penserai senza tregua a coloro che sono veramente grandi 7) Non lacerai che passi giorno senza rileggere qualcosa di grande 8) Ti asterrai dall'adorare Londra/New York/Parigi 9) Scriverai per far piacere a te stesso 10) Sarà difficile soddisfarti Questo il decalogo, il quale viene poi dispiegato punto per punto da Vizinczey in I dieci Comandamenti di uno Scrittore. E viene da seguirlo passo dopo passo, se a metterlo nero su bianco è stato colui che, dopo la sconfitta della rivoluzione ungherese, si ritrovò in Canada conoscendo appena una cinquantina di parole inglesi. Era ad un tratto divenuto uno scrittore senza lingua. Dopo sei anni, e dopo aver persino meditato il suicidio, compose Elogio delle donne mature, col quale la critica lo accolse subito calorosamente, paragonandolo a Conrad e a Nabokov. Anthony Burgess lo elogiò ringraziandolo per "aver insegnato agli inglesi a scrivere in inglese". I dieci comandamenti occupano solo le prime diciassette pagine. A seguire vi sono acutissimi saggi su Stendhal, Balzac, Tolstoj, Dostoevskij, Twain. Ma soprattutto, è questa un'opera in cui emerge l'amore dirompente di Vizinczey per i classici, emerge la sua moralità, emerge la lotta che egli intraprende per far si che il lettore serbi un acuto senso critico.
