"Il dio delle piccole cose" incanta e meraviglia. La realtà sociale e politica dell'India degli anni 60, con la sua rigida divisione in caste, è filtrata attraverso gli occhi di due gemelli. I bambini hanno un rapporto simbiotico: se uno fa ingordigia di dolciumi, l’altra ha il mal di pancia; si scambiano i sogni dormendo. Il loro modo di percepire la realtà è fiabesco e onirico. Le atrocità arrivano alle loro orecchie ovattate. I colori sono quelli accesi, violenti e speziati dell’India.
Il dio delle piccole cose
Vincitore del Booker Prize e libro più venduto in tutto il mondo nella storia di questo prestigioso premio
«Forse sono i due titoli più belli e strani del Novecento: "Cent'anni di solitudine" e "Il dio delle piccole cose" - e in italiano suonano con lo stesso ritmo poetico e malinconico. Ma il fascino del titolo non è la sola cosa che hanno in comune il grande libro di Gabriel Garcia Marquez e il romanzo di Arundhati Roy.» - La Repubblica
«Arundhati Roy, un fenomeno letterario sensazionale» - New York Times
Ammu, figlia di un alto funzionario, decide di lasciare il marito violento e di tornare a casa con i suoi bambini, i gemelli Estha e Rahel, maschio e femmina. Nell'India meridionale dei tardi anni Sessanta, però, dove il benessere e talvolta persino la sopravvivenza sono ancora legati all'arrivo del monsone, una donna divorziata come lei si ritrova priva di una posizione sociale riconosciuta. A maggior ragione se commette l'imperdonabile errore di innamorarsi di un paria. Non è dunque una vita facile quella toccata ai gemelli, legati nel profondo da "un'unica anima siamese": considerano Velutha l'intoccabile che la madre può amare solo di notte, giù al fiume, in segreto, un padre, ma hanno anche dei nemici: quella Baby Kochamma eccessiva nella stazza quanto nei pregiudizi di casta; e forse anche l'amato zio Chacko, fantasioso intellettualoide e marxista per convenienza. Caso letterario che ha rivelato al mondo una nuova autrice e con lei un'intera generazione di scrittori indiani, il romanzo d'esordio di Arundhati Roy è la storia di un grande amore, e dell'eterno conflitto tra sentimenti e convenzioni, attraverso gli occhi di due bambini, capaci di cogliere le piccole cose e i piccoli eventi al di là di ogni distinzione sociale e morale. Nei loro pensieri e nelle loro parole, espresse in una lingua che deforma l'inglese degli ex dominatori, risuona la critica più radicale a ogni legge che stabilisca chi si deve amare, e come, e quanto.
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Autore:
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Edizione:3
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Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Sara Marcenaro 04 dicembre 2017
Era da tempo che non mi affezionavo così ad un libro, ai suoi personaggi, alla trama. Il dio delle piccole cose è un'opera d'arte sotto molti punti di vista, ma risplende in particolare sotto il profilo dello stile: innovativo, divertente, commovente, sincero. La scrittura spigliata e attenta ai dettagli riprende in tutto e per tutto il modo che i bambini hanno di guardare le cose, gli occhi spalancati di chi si stupisce di fronte a un mondo che sembra sempre nuovo. Lo stile si accompagna ad una trama che è capace di commuovere - cosa, per me, davvero rara - e di trasportare in una dimensione tanto diversa da quella in cui viviamo normalmente. La protagonista è un'India autentica, povera, poetica, sempre in conflitto. I personaggi che la popolano sono portatori di tutte le sue sfaccettature, e prendono corpo in una descrizione psicologica che fa rabbrividire, tanto appare reale. Geniali, poi, le trovate narrative inerenti lo sfasamento temporale: i piani si intrecciano in continui rimandi al passato e al presente, fino a un futuro che - lo si sente dalle prime pagine - ha il sapore amaro della vita che ha preso una direzione sbagliata. Ma con le lacrime agli occhi si guarda a quello che è stato, e così ci si risolleva, nutrendosi di una sensazione di fuggevole felicità che solo i nostri ricordi da bambini sanno provocare.
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ANNAMARIA ZAMPONI 28 novembre 2017
Il dio delle piccole cose è per me stato un libro rivelazione. L’ho letto con molta fatica nella prima parte, conoscendo con cautela questo stile particolarissimo che l’autrice adotta e che richiede notevole attenzione, soprattutto nella prima metà del libro. Una volta familiarizzato con la modalità di scrittura sono entrata maggiormente in contatto con la profondità della storia e la bellezza dei personaggi che impari a conoscere in maniera completa. Un’opera non semplice ma che merita di essere letta e forse riletta prima di poter essere davvero apprezzata. Un libro sensoriale e bellissimo.
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