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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2010
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"Il messaggio è chiaro: vogliamo questo, lo vogliamo perché è giusto e quindi datecelo. Questo è il mitico '68." Finito ieri (da non crederci) il terzo libro dall'inizio dell'anno. La storia è quella di Elena, che funge da filo conduttore per narrare i moti successivi al '68 in Italia, in un clima di rivoluzione e rivalsa dei giovani nei loro diritti. Un periodo con il quale non mi ero mai approcciata in una lettura ma mi incuriosiva soprattutto nella parte che riguardava il femminismo, argomento che da sempre mi affascina. Il libro ha soddisfatto le mie aspettative dal punto di vista storico, aprendomi gli occhi su tante problematiche di quell'epoca, alcune anche sulle quali ero piuttosto ignorante, mea culpa. La scrittrice nella postfazione spiega come l'intento dell'opera fosse appunto quello di istruire i giovani su ciò che la generazione degli anni '70 ha vissuto in prima persona, lottando nelle proprie battaglie di sudore e sangue per uno stile di vita migliore non solo per loro stessi ma anche per i posteri e l'obbiettivo dal mio punto di vista è stato ampiamente raggiunto, toccando corde che non credevo di possedere. Ci sarà un motivo se il libro vinse nel 2012 il Premio Andersen come miglior lettura per i giovani, no? Tuttavia il romanzo ha delle pecche, secondo mio personale parere, a partire dai personaggi che non mi hanno del tutto "raggiunta": non ho provato grande empatia per nessuno di loro, anche se magari precisamente attinenti col periodo storico (io non c'ero, non posso averne la certezza), e ho trovato che si muovessero un po' troppo per istinto più che per cognizione di causa e riflessione ponderata, soprattutto se messi in relazione all'età. In più un capitolo intero andrebbe aperto sulla concezione dell'amore dal punto di vista di Elena, decisamente opinabile anche se comprensibile in un contesto simile dove le priorità sono ben altre. In generale un buon libro.
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