I Do Not Wish to Be Known as a Vandal

Quando è venuto il momento di registare "I Do Not Wish To Be Known As A Vandal", Slater ha fatto appello a una serie di forze creative. Registrato a distanza, ogni musicista inviava un suono, alcune parole, alcuni parametri creativi e Slater rispondeva a sua volta. Hildur Guðnadóttir ha fornito suoni distintivi del telefono Doro, Yair Glotman ha suonato un fragoroso contrabbasso e Hilary Jeffrey e Sam Dunscombe hanno suonato legni e ottoni microtonali. Inoltre, la cantautrice islandese JFDR ha prestato la sua voce intima e James Ginzburg (Emptyset) l'ha mixata. Dalla sua base a Berlino, Slater segnalava i suoni che amava; alcune corde che si contraggono, la voce di contralto rubata da un corale inglese abbandonato, alcune parole di uno scienziato del clima trasformate in una poesia. È diventato un esercizio di ricettività, in cui l'apertura stessa è diventata una voce creativa, mettendo a tacere la tendenza di Slater a microgestire ogni dettaglio. Queste interazioni sono state riunite in un unico pezzo scritto per due lati di un unico vinile da 12 pollici; un lato descrive il collasso ("Darn!") e l'altro, il recupero ("Kintsugi"). Influenzato dai concept prog degli anni '70 della sua infanzia, l'album va in loop senza fine, quindi non ti è mai permesso di riposare al sicuro.