Lo scrittore è pomposo, quasi barocco nel modo in cui scrive e si esprime. La sua prosa ricorda quella de I promessi sposi di Manzoni: peccato che non siamo più nel 1825, ma nel nuovo millennio. Non so se Riccarelli lo abbia fatto di proposito, ma il suo tentativo di scrivere un mattone ottocentesco al pari di Dumas, Tolstoj, Hugo o De Roberto è fallito miseramente. La trama non ha consistenza e, molto spesso, risulta irrealistica: l’autore è ossessionato da questo “dolore perfetto” che appesantisce la storia e si ripete in modo assurdo, in questa famiglia, nell’arco di cento anni. Non è umanamente e realisticamente possibile che tutti i personaggi, nel corso delle generazioni, muoiano uccisi dalla mano di qualcun altro o dalla malattia. Le vicende sono raccontate velocemente, saltando in maniera confusionaria da una all’altra risultando superficiali. Non mi ha colpito niente: l’ambientazione rimane sospesa nella campagna toscana, senza dare un riferimento geografico che, in questo specifico caso, sarebbe servito ad alleviare la mancanza di solidità delle vicende narrate; anche il periodo storico è solo accennato in qualche punto. Non si può pretendere di scrivere un romanzo storico usando solamente l’espressione “duce di Roma” per parlare di eventi storici importanti come il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale. Non è quindi definibile tale. I personaggi sono piatti: non hanno una caratterizzazione specifica. I nove figli di Ettore e Rina sembrano tutti uguali: non hanno peculiarità fisiche e psicologiche che permettano loro di distinguersi gli uni dagli altri. Alcuni addirittura non hanno un nome, un’identità, come il Maestro o la Vedova Bartoli. Mancano di personalità, sono noiosi e vuoti. A mio parere sono anche troppi: la metà di loro è totalmente inutile ai fini della trama, per cui potevano essere del tutto omessi. Facevano presenza solo per allungare il brodo. Mi ha annoiato tantissimo e ho fatto fatica a leggerlo.
Premio Strega 2004. Due storie di famiglie parallele, ma destinate a incontrarsi. Quella del Maestro, giovane anarchico che arriva da Sapri, alla fine dell'Ottocento, per insegnare in un paesino della Toscana, dove si stabilirà avendo dalla vedova Bartoli numerosi figli dai nomi emblematici: Ideale, Libertà e Cafiero. E quella di Rosa e Ulisse Bertorelli, commerciante di maiali, da cui nasceranno Annina e Achille. L'amore tra Annina e Cafiero è solo un momento dell'intreccio di vicende pubbliche e private, realistiche e fantastiche, che l'autore costruisce in questo romanzo, epopea di drammi e di ideali, di personaggi all'altezza dei grandi sommovimenti della storia.
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Anno edizione:2005
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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giuliaants 31 agosto 2024Dolore perfetto, libro imperfetto
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Soraya Puglisi 18 maggio 2016
In questo libro c'è la storia di 2 famiglie antitetiche (commercianti di maiali dai nomi omerici da un lato e sognatori dai nomi utopistici dall'altro) che si intrecciano quando Annina e Cafiero si innamorano. Ma c'è dentro anche la storia italiana di mezzo secolo doloroso, che passa dai campi dell'Ottocento alle guerre del Novecento e scopre il velo sulle purghe di un fascismo che ti mette dentro rabbia. C'è la storia dell'attesa di un'epoca migliore, ma nel frattempo c'è l'attesa della donna innamorata del medico dei balocchi e quella di chi aspetta che Sole torni dall'Oriente. Ci sono storie di personaggi in bilico tra verosimile e fiabesco, in una realtà magica dai contorni ora reali, ora indefiniti
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GIOVANNA BIANCO 21 gennaio 2011
Possibile che di un libro colpisca una sola frase?A me è successo:.."pensò non potesse esistere nulla di più forte di quello che stava provando.Si dovette ricredere la mattina in cui capì che il loro amore avrebbe generato presto un figlio,perchè questo s'era già sistemato dentro di lei COME UN CUORE DENTRO UN CUORE."Ed è una frase che si riferisce alla mia esperienza di madre.Il libro non mi è piaciuto,mi sono sembrati inverosimili i comportamenti descritti,le dinamiche familiari,addirittura la scelta dei nomi, quasi ridicola.Al dilà dell'argomento che fa parte della nostra storia e può essere d'interesse o meno, è proprio l'esposizione e la caratterizzazione dei personaggi che mi è risultata spiacevole.Un libro da non leggere.
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