Julia Wertz in questa graphic novel ci racconta la sua esperienza non proprio facilissima a New York. È una ragazza giovane che indossa sempre abiti "comodi" e che si nutre di cibo spazzatura e alcool. I disegni sono davvero bellissimi, non si sente per niente la mancanza del colore. Il colore è dato dal testo. Questa autrice riesce a parlare di un problema serio come l'alcolismo in un modo davvero divertente ma allo stesso tempo che ti fa riflettere. In molti passaggi ho pensato "eh guarda, è come me". Sono riuscita ad immedesimarmi nella storia (cosa solitamente difficile con le autobiografie) e per questo l'ho trovato ancora più interessante. Veramente consigliato. Non fatevelo scappare
Avere vent’anni. Trasferirsi a New York perché è la città in cui tutto è possibile. Realizzare i proprio sogni. Assolutamente no. L’acclamata fumettista statunitense Julia Wertz racconta in questo graphic novel autobiografico il suo primo anno a New York: quattro diversi appartamenti, sette terribili lavori, tragedie familiari, viaggi disastrosi e troppe bottiglie di whiskey. Un libro esilarante a tratti commovente, che smonta l’immaginario idilliaco di una generazione globalizzata che vede nella Grande Mela il paradiso delle occasioni che cambiano la vita.
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                                        Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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        Chantal Pancini 18 maggio 2018
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        Julia Wertz in questa graphic parla di se stessa, del suo trasloco a New York dopo un periodo molto difficile e "sfortunato" nella sua città natale (San Francisco). La protagonista, attraverso uno stile ironico e anche molto pessimista, ci racconta di come è riuscita ad affrontare il terribile primo anno nella sua "nuova vita", terribile soprattutto a causa del suo vizietto: l'alcolismo. Volevo anche aggiungere che il fumetto è molto simpatico, spesso ci si rivede in Julia, un po' goffa e maldestra ma sempre molto divertente. 
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        Lydia Ferraris 10 maggio 2018Julia è una giovane donna un po’ ragazzina, indossa sempre gli stessi vestiti limitandosi a capi confortevoli e anonimi, porta un caschetto nero, vive circondata da libri e fumetti e compie grandi viaggi mentali tra sbronze e perdita del cervello, inscenando veri e propri teatri del mistero in cui immagina niente popò di meno che Sherlock Holmes e John Watson che ricercano il suo cervello mentre lei rimane in uno stato di trance abbandonata a testa in giù in un cassonetto. Divertenti anche le scene con i barboni, i datori di lavoro che la fanno andare in giro in bicicletta con la neve, i tassisti pregni di pregiudizi sulle donne al volante, le scenette con il portafoglio che Julia possiede dai dodici anni e che quando viene abbandonato esulta per la libertà come qualcuno appena uscito di prigione. 
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