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Drive ha tutto quello che un film dovrebbe avere! Nonostante la storia non sia per tutti perché molto violenta, è un film imperdibile. Nicolas Winding Refn dirige con estrema maestria un thriller cupo sferzato dalle luci al neon di Los Angeles. Il protagonista senza nome, meccanico di giorno e autista per rapinatori di notte, è interpretato da un magistrale Ryan Gosling che parla pochissimo e recita con gli occhi e gli angoli della bocca. Drive vive sulle dicotomie e sulla natura ambigua dell'uomo: amore e morte, dolcezza profonda e violenza incontrollabile convivono in un'opera d'autore che resterà nella storia del cinema per la sua forza visiva e narrativa.
Film sicuramente poco convenzionale questo di Refn, il quale stupisce pubblico e critica portando anche alla ribalta Ryan Gosling, che in questa pellicola interpreta uno stuntman di macchine durante il giorno per poi prendere parte a rapine la notte. Il film è essenzialmente una storia di amore dall'anima pulp, contornato da una fotografia noir di impatto che rende alla perfezione con il tipo di storia raccontata. L'ho preferito di gran lunga al lavoro successivo del regista -Solo Dio Perdona- il quale secondo me ha poca sostanza rispetto al comparto tecnico che riempie molto la pellicola sopperendo alla parte più artistica del film. In conclusione un ottimo film da inserire nella propria videoteca personale.
Drive, tratto dal romanzo omonimo di James Sallis, è un film dalla palpabile anima noir: il suo (anti)eroe si muove solitario, tra le luci e le ombre di una Los Angeles stile Friedkin o Hill, senza passato o futuro, moderno cowboy silente. Non cavalca un purosangue ma un auto, in una fusione tra uomo e macchina dai rimandi cronenberghiani, e lotta per amore in una realtà regolata dalla violenza. L'atmosfera anni 80, partendo dai titoli di testa, appare rarefatta nell'indimenticabile incipit metropolitano per divenire poi, mano a mano che passano i minuti, sempre più tesa ed elettrica senza ricorrere al montaggio serrato molto in voga in questi ultimi anni. La fotografia di Thomas Sigel fa il resto, magniloquente ma mai eccessiva, quasi trattenuta, che eccede in alcune scelte patinate ma che si sposano perfettamente con la volontà di girare quasi completamente in digitale. Anche la scelta del protagonista aiuta il film ad emergere nonostante una trama non tra le più originali - che anzi ricalca in un citazzionismo mai invadente situazioni di film e registi che hanno fatto la storia del cinema Americano (da De Palma a Lynch, da Friedkin a Walter Hill passando per Mann).
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