I Drusba
«Se non ci fosse, sul frontespizio, la data, 1920, lo si direbbe del tempo della Compagnia della Leggiera, quando lo Zuccoli non era ancora illustre ma era già in compenso uno squisito scrittore. Eppure, sfogliando I Drusba, incontriamo una frase come questa: “Tolstoi… è un russo, che abita in una sua tenuta che si chiama Jasnaja Poliana… ed è perseguitato per le sue idee…”. Quei due presenti inducono a dubitare alquanto sul valore di quella data… Le date non contano un bel niente, d’accordo; ma quando a certe date corrispondono libri belli e a certe altre libri assai meno belli, allora hanno un significato esse pure. Ad ogni modo, e questo importa, I Drusba sono un bel romanzo: fortemente pensato e solidamente costruito. In alcune pagine (come nelle scene tra Marcello e Fulmen a Roma, e tra Marcello e Magda nell’albergo di Castelfranco) l’efficacia della rappresentazione è perfetta. In alcune altre (come nelle ultime, e negli incontri tra Marcello e la contessa) la concitazione tragica e passionale è contenuta da un tal senso di sobrietà da farci ricordare i grandi modelli. Marcello, Fulmen, Magda, Giampietro hanno contorni così precisi, fisionomie così particolari che li vediamo muoversi, camminare, vivere inconfondibilmente tra l’esigua folla dei personaggi secondari. Il romanzo non è senza difetti (chi riesce a pensarlo un libro senza difetti? Forse lo scrittore, quando sogna il libro che incomincerà a scrivere domani!); ma il curioso è questo: che i difetti de I Drusba sono quelli proprii ai giovani romanzieri: attimi di disattenzione e di rallentamento, brevi interventi dell’autore fra la rappresentazione e il lettore… Difetti, insomma, che sentono stranamente di primavera. Ho udito dire che questo romanzo è troppo “cinematografico”. Può darsi. Ma se i romanzi “cinematografici” fossero tutti come questo di Luciano Zuccoli, io sento che diventerei un assiduo del cinematografo….» Gino Cornali, “I libri del giorno : Rassegna mensile internazionale”, maggio 1921. Luciano Zuccoli, pseudonimo di Luciano von Ingenheim (Calprino, 5 dicembre 1868 – Parigi, 26 novembre 1929), è stato uno scrittore, giornalista e romanziere svizzero naturalizzato italiano.
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