Storie dolci feroci e veloci

Nel mese di gennaio 2014,Attilio del Giudice ha pubblicato un ebook intitolato:”Storie dolci ,feroci e veloci”.La resistenza culturale espressa sensibilmente dalla voce dello artista rivela uno spirito in cui la sofferenza non è sordomuta,ma in tensione di ascolto perenne ed indomita.La forza della sua scrittura intraprende sentieri ardui. Mentre la vita scorre inosservata,lui promuove la scoperta di verità radicate ed ancora inesplose,nel suo animo inquieto.Le ombre delle tragedie quotidiane sono incerte ed inesplorate.Ma ,l’autore non viene sedotto da intenti di rimozione o di oscuramento,in nome di una falsa tranquillità.Egli porta alla luce tante tragedie familiari,in cui la vita sembra imbrigliarsi.Mentre incalzano fantasmi ingombranti,come quelli di sentimenti edipici celati profondamente o ignorati inconsciamente.Attilio cerca di trattenere in sé l’oscurità,approfondendo oculatamente la durezza delle situazioni.Con lo scetticismo della intelligenza e la ricerca critica del dubbio indica come provvisorie le strade della rimozione e dell’offuscamento.La sua onestà intellettuale si svela gradualmente e generosamente nel rapporto tra la letteratura e la vita.Ed appare stimolante l’azione nei confronti di un lettore,immaginato nella sua veste di cittadino attivo.Essa non è tesa essenzialmente a fornire risposte adeguate,ma è diretta a rivendicare il diritto di annullare ogni prevaricazione individuale e sociale.”Il mare crudele” propone la sindrome da cuore spezzato.Racconta una ulteriore epifania di una vita spaccata dalla morte, conseguita al lutto di marito e di figlio.In veste di psicologo,egli comprende i misteri con cui la coscienza nega o trattiene emozioni e che ogni dramma non si esaurisce sempre con adeguati percorsi di gestione dei sentimenti.Come nelle pittate del suo blog quotidiano,vengono pennellati efficacemente squarci feroci di emarginazione,dove appaiono profanati indecentemente anche gli ultimi della terra. “Noi siamo rimasti la turba dei pezzenti, quelli che strappano ai padroni le maschere coi denti. (Rocco Scotellaro)”. Tutto appare ribaltato:tradizioni ,consuetudini e valori.Si narra anche di fatale dipendenza dalla droga ,dal sesso e da se stessi e con sapiente sagacia si tenta anche di riequilibrare meriti e lacune della citta’ di Napoli.Vengono focalizzate tematiche di potere ,dove il male passa accanto alle vittime,in un preciso punto cieco.Forse,sotto cieli di piombo,si assomigliano tutte le ombre.Uno dei messaggi potrebbe essere l’esortazione implicita a riappropriarsi della possibilità di scegliere diversamente,laddove le radici di ogni viltà e di qualunque paura trovano rifugi ermetici e sicuri.Con umorismo intuitivo di indolenze malinconiche ed allusive,l’indignazione attraversa tutte le graduazioni della sfera emotiva dello scrittore . SILVANA CEFARELLI