(Torino 1775-1840) poetessa italiana. Di nobile famiglia, arcade col nome di Glaucilla Eurotea, per il suo nostalgico gusto delle «rovine» e per la scelta d’argomenti prevalentemente medievali, fu ammirata dai contemporanei: la sua lirica intitolata appunto Le rovine fu considerata da L. Di Breme un modello di poesia romantica. Oltre ai Versi (1796; seconda ed. accresciuta, 1816) e alle Poesie postume (1843), la S.R. lasciò poemetti d’ispirazione ossianica, 8 Novelle in prosa (1830), commedie, tragedie storiche (Erminia e Tullia, 1817) e un ambizioso romanzo in versi: Ipazia, ovvero delle filosofie (1827 e 1830).