Nato il 28 novembre 1881 a Vienna, Zweig era figlio di un ricco industriale ebreo e per questo potè studiare con tutta libertà, seguendo i suoi gusti che lo portavano a interessarsi di letteratura, filosofia e storia.
L'atmosfera cosmopolita della Vienna imperiale favorisce la sua curiosità del mondo, che si trasforma in una sorta di bulimia culturale. Come letterato esordisce con poemi in cui si percepisce l'influenza di Hofmannsthal e Rilke, di cui parla nella sua autobiografia Il mondo di ieri (Die Welt von gestern, 1942). Per Stefan Zweig "la letteratura non è la vita", ma "un mezzo di esaltazione della vita, un modo di cogliere il dramma in maniera più chiara e intelleggibile". La sua ambizione è dunque "dare alla mia esistenza l'ampiezza, la pienezza, la forza e la conoscenza, tanto da legarla all'essenza e alla profondità delle cose". Infaticabile viaggiatore, sempre alle ricerca di nuove culture, conosce in Belgio Emile Verhaeren (1855-1916), di cui diviene amico intimo, traduttore e biografo. I suoi spostamenti lo portano anche a Roma e Firenze - dove incontra Ellen Key (1849-1926), la celebre autrice svedese -, in Provence, in Spagna, in Africa. E ancora visita la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Canada, Cuba, il Messico, l'India. Tutto ciò non gli impedisce di proseguire nel suo lavoro letterario: "Malgrado tutta la volontà, non mi ricordo di aver lavorato durante questo periodo. Ma i fatti mi contraddicono perché ho scritto diversi libri, pièces teatrali che sono state rappresentate in Inghilterra e anche all'estero...". I tanti viaggi di Zweig sviluppano in lui ancor più l'amore per la letteratura straniera, specie quella francese. Questo amore, che si trasformerà in vero e proprio culto, viene manifestato con le traduzioni di Baudelaire, Verlaine, Rimbaud, dell'amico Verhaeren, con le quali fa conoscere in Europa centrale i versi potenti e le pièces teatrali (di Suarès, Romain Rolland) su cui diventa uno dei primi, se non il primo ad attirare l'attenzione dei paesi di lingua tedesca. Allo scoppio della Prima guerra mondiale Zweig, come l'amico Romain Rolland in Francia, non può rassegnarsi a sacrificare al nazionalismo sfrenato la realtà superiore della cultura senza frontiere. Ardente pacifista, viene profondamente segnato da questa guerra.
Nel 1915, sposa Friederike von Winternitz. Lascia Vienna nel 1919 e si sposta a Salisburgo, dove scrive molte delle sue opere più celebri tra narrativa e saggistica (su Dostoïevski, Tolstoï, Nietzsche, Freud - che conosceva bene - Stendhal, etc). Dopo una decina di anni di tranquillità arriva al potere Hitler e l'Austria, già nazista per metà, viene invasa.
Nel 1933, a Monaco e in altre città i libri dell'ebreo Zweig vengono bruciati in un autodafé. Nel 1934, va in Gran Bretagna, a Bath. Questa partenza viene vista in modi diversi dai suoi biografi: alcuni sostengono l'ipotesi di una sua fuga in vista dell'imminente guerra e del montante antisemitismo, altri affermano che la sua partenza sia dovuta semplicemente alla necessità di svolgere ricerche su Maria Stuarda, per scrivere una biografia.
Nel 1938 divorzia da Friederike. Si risposerà con una giovane segretaria inglese, Charlotte Lotte Elizabeth Altmann, che poco dopo si ammalerà gravemente. Ma la sua anima inquieta lo porta di nuovo in viaggio tra l'America del nord, il Brasile, la Francia e ancora l'Austria... E scoppia la guerra. Nel 1940 lascia definitivamente la Gran Bretagna e vola verso gli Stati Uniti. Il 15 agosto 1941, si imbarca per il Brasile e si stabilisce a Petrópolis dove spera invano di trovare la pace. Il 22 febbraio 1942, Stefan Zweig scrive un ultimo messaggio, il giorno seguente si suicida con delle medicine. La moglie lo seguirà nelle morte.
Tra le opere ricordiamo alcuni drammi (Geremia, Jeremias, 1917) e le raccolte di novelle Adolescenza (Erstes Erlebnis, 1911), Amok (1922) e Sovvertimento dei sensi (Verwirrung der Gefühle, 1927); fra i racconti successivi spicca, per la tensione drammatica, La novella degli scacchi (Schacknovelle, 1941). Ma le sue opere più note sono alcune biografie, che offrono una personale interpretazione psicologica dell’esistenza artistica. Fra esse: Tre maestri: Balzac, Dickens, Dostoevskij (Drei Meister, 1920), La lotta col demone: Hölderlin, Kleist, Nietzsche (Der Kampf mit dem Dämon, 1925) e Tre poeti della propria vita: Casanova, Stendhal, Tolstoj (Drei Dichter ihres Lebens, 1928). Comune a questi scritti è la fede nella perenne attualità dei valori dello spirito. Notevole anche il suo contributo al romanzo storico con Erasmo da Rotterdam (Triumph und Tragik des Erasmus von R., 1935). La sua vastissima produzione risente dei limiti di un umanesimo ingenuo e di un estetismo superficiale, ma è un’eloquente testimonianza del tramonto dell’impero asburgico e del mondo della vecchia Europa.
Fonti: il sito ufficiale dell'autore, Enciclopedia della Letteratura Garzanti 2007.