Jane Eyre

Bello. Bello. Bello. Capisco perfettamente perchè questo sia il classico preferito di così tante persone. Mi aspettavo tanto da questa storia e non sono rimasta affatto delusa. Partiamo dall'ambientazione: paesaggi magnifici, una campagna inglese descritta da Charlotte Bronte in maniera magistrale, come se fosse un dipinto messo lì davanti ai nostri occhi. La brughiera, i boschi, le dolci colline, la pioggia battente, i fiori, gli odori, le maestose tenute aristocratiche britanniche come Gateshead e Thornfield Hall, la durezza, la freddezza del collegio di Lowood, tutto concorre a creare un'atmosfera magica ma allo stesso tempo cruda, reale, quell'atmosfera "inglese" che mi ha coinvolto pienamente dalla prima all'ultima pagina. La scrittrice indugia moltissimo nelle descrizioni, si percepisce come ami profondamente dipingere per i suoi lettori ogni dettaglio, ogni particolare tanto che per alcuni potranno risultare quasi un ostacolo all'andamento della storia perchè ovviamente la rallentano un po', ma che secondo me si sposano ad essa perfettamente. Mi è piaciuta molto la narrazione in prima persona, l'ho trovata originale, spontanea e assolutamente in grado di creare un filo diretto tra la protagonista e i lettori, infatti con me ha funzionato sin da subito e mi ha fatto sentire ancora più vicina a Jane e alla sua storia. Ma parliamo dell'assoluta protagonista, del personaggio che anche da solo varrebbe la lettura di questo romanzo: Jane Eyre. Charlotte Bronte ha fatto un capolavoro: ha creato una donna straordinaria che da orfana rifiutata, sola e sofferente si trasforma pian piano in una donna forte, indipendente, ferma nelle sue convinzioni e che alla fine dopo anni di sacrifici, remissività, solitudine va a prendersi il suo meritatissimo lieto fine. Devo dire che sin dall'inizio ho sentito una forte empatia verso Jane, mi è piaciuta da subito, la capivo, soffrivo per lei, la ammiravo, l'ho sostenuta quando ha affrontato la signora Reed con dignitosa risolutezza e mi sono sentita fiera di lei quando a Lowood è riuscita a ritagliarsi un posto da insegnante e ancor di più quando con coraggio ha abbandonato il posto dove aveva vissuto per gran parte della sua infanzia e adolescenza alla ricerca di una vita migliore. Quanto mi si è stretto il cuore a vederla soffrire dopo aver scoperto la verità sul signor Rochester, quanto ho temuto per la sua sorte quando sola e senza un soldo è fuggita col cuore spezzato nella notte senza sapere dove andare e quanto invece ho esultato di gioia al suo ricongiungimento con l'amato Edward. Come fare a descrivere un personaggio complesso come Jane Eyre? Così lontana da quello stereotipo di donna ottocentesca alla costante ricerca di un buon matrimonio e di una posizione nella società. Jane è forte ma allo stesso tempo così fragile, è testarda, fiera ma a tratti docile e mansueta come lo stesso Rochester più volte afferma, così bisognosa di affetto, di amore, di una famiglia che per la prima volta in vita sua possa davvero apprezzarla e questo lo vediamo bene nell'affetto smisurato che riversa su Diana, Mary e St John soprattutto dopo la scoperta del legame di parentela che li lega. Jane non fa leva sulla sua bellezza (anche perchè la Bronte più volte nel corso del romanzo ci ricorda che Jane non è affatto bella, ma piuttosto minuta e con un aspetto nella norma) ma sulla sua intelligenza, sulla sua forza interiore, u quei principi incrollabili che costituiscono la base della sua vita e a cui non rinuncia nemmeno nel momento più doloroso della sua esistenza e che la porteranno col cuore a pezzi ad abbandonare l'uomo che ama. Sono rimasta davvero incantata dal mondo in cui la scrittrice ha saputo descrivere i sentimenti della sua Jane, sentimenti anche complessi, contraddittori, dolorosi, spietati che scuotono la vita della giovane donna che però rimane sempre e comunque fedele a se stessa. La storia d'amore è raccontata magnificamente, niente di sdolcinato, di banale, di melenso, ma una storia fatta anche di incomprensioni, di momenti tesi e di tanta tenerezza. Nell'ultima parte del romanzo questo sentimento esplode in tutta la sua forza, tanto che ho sentito il bisogno di leggere le pagine che raccontano il ricongiungimento tra Jane e Edward ad alta voce, emozionandomi e commuovendomi alla vista di un simile amore così vero, così appassionato, così dolce e incondizionato e quando appena prima della conclusione Il signor Rochester cinge le spalle della sua "fata" Jane e si avviano verso casa non ho potuto trattenere una lacrimuccia. Anche il signor Rochester è un personaggio estremamente complesso, così misterioso, spesso duro, tenebroso ma dal cuore buono e il terribile passato che lui nasconde e che verrà fuori sconvolgendo tutta la storia concorre a dare un ritmo ancora più incalzante e irresistibile a tutta la vicenda. Il personaggio che da subito ho detestato è St John: freddo, austero, così' tremendamente cocciuto e incapace di abbandonarsi ai più puri sentimenti. Gli riconosco una forza di volontà fuori dal comune, una grande tenacia nel raggiungimento del suo obiettivo di servire il Signore a tutti i costi, ma davvero il modo in cui si rivolge a Jane chiedendola in sposa non per amore ma solo per usufruire delle sue doti di "perfetta moglie di un missionario" mi ha fatto rabbrividire e ho temuto fino alla fine che Jane a causa di quel suo innato spirito di sacrificio si sarebbe fatta convincere dalle parole del cugino, ma invece ancora una volta ha scelto di seguire la via più giusta per lei e questo me l'ha fatta apprezzare ancora di più. Bellissimo e pieno di pathos il momento in cui Jane si congeda per sempre dalla signora Reed e anche qui la ragazza fa ancora una volta sfoggio del suo cuore generoso, della sua dignità e forza incrollabile. Così la nostra piccola Jane dopo anni di amarezza e sofferenze diventa un'ereditiera, una donna coraggiosa, una moglie amorevole, una madre, una sorella, un personaggio che grazie alla scrittura magnifica di Charlotte Bronte diventa indimenticabile. Correte a leggere questo romanzo!

Un capolavoro (postumo) per l'epoca in cui venne scritto ma che ha tanto da insegnare anche ai giorni nostri, perchè "Jane Eyre" non è una semplice storia d'amore ma un romanzo che insegna a credere in se stessi e ad affrontare la vita a testa alta per raggiungere i propri obiettivi.

Jane Eyre, rimasta orfana da quando era in fasce, cresce con la terribile zia fino a quando non viene mandata nel collegio di Lowood. A diciott'anni viene assunta come istitutrice per la piccola Adele dal signor Rochester ma l'amore per il suo padrone è ostacolato da un mistero che avvolge l'intera casa. L'amore che lega i due protagonisti va al di là del comune amore tra uomo e donna; è un amore viscerale che consuma dentro se i due amanti sono distanti. Jane per Rochester è la salvezza, una via d'uscita per l'oblio. è uno dei libri più belli che abbia mai letto, la prosa è semplice ma allo stesso tempo complessa e ammaliante, lo scenario della brughiera si fonde con i personaggi, diventando non solo uno sfondo ma un espressione dell'animo.