Endotatos
La poesia di Eleonora Giusti, a dimostrazione che la scrittura lirica non è affatto di per sé astrattiva e meramente impressiva, si preannuncia del tutto estranea alla linea -oggi invero molto estesa - di un intimismo autobiografico, confessionale, sentimentale, a favore piuttosto di un quadro di rappresentazione profetico e figurale. A colpire, in primo luogo, sono la maturità e l'autocontrollo dei meccanismi prosodici, alle prese con un verso libero privo d'infin-gimenti e di falsi mimetismi dentro le pieghe della tradizione. [.. .] Eleonora Chiara Giusti sa intrecciare molto bene grammatica e scarto, lineare assertività e improvvisa, straniante, non di rado esclamativa apertura di campo immaginativo. A ciò si associa anche una capacità davvero inusitata di fusione (ma senza obbligo di choc, o meglio con effetto di choc a scoppio ritardato) tra oggettività del reale (e in particolare del mondo misterioso di Natura) e abissi dell'interiorità sensibile, fusione ottenuta spesso attraverso il ricorso a frasi nominali, prive di verbo e d'azione. Si pensi in questa chiave all'efficacissimo frammento di Sorriso: «Favilla!/ lavica/ sciamante gittata,/ la soleggiata latitudine benedetta/ del tuo respiro nel mio». (Dalla nota critica di Alberto Bertoni)
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Anno edizione:2020
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