Come definire questo libro denso e profondo per contenuto, stile, immagini, tensione della memoria e tensione stilistica? Qualcuno ha parlato di fiaba, ma è molto più di una fiaba: direi che si tratta di un romanzo caratterizzato da una sorta di realismo fantastico: i fratelli Giacca che il protagonista va a trovare sono ben reali nelle loro meschinità, miserie, illusioni. E il dramma di Giacomo è ben reale. Così come reali sono le vicende occorse ai suoi genitori. Sul versante del fantastico, si collocano i… libri, libri parlanti. Ma i libri parlano sempre al lettore che sappia e voglia ascoltarne la voce. E i libri di Palazzo Giacca a Tre Coni, in Sicilia, parlano tra loro di Giacomo e di altre cose. Della prossima fine delle biblioteche, per esempio, perché “Questa sarà pure una biblioteca, ma chi ci viene ormai? Non ci cercano e neanche vogliono più sapere della nostra esistenza. Tre secoli di libri e nessuno li vuole vedere”. Non la fiaba, ma campane a morto rintoccano nel romanzo: salutano la fine dei libri, la fine forse della cultura, almeno così come ci è stata tramandata per millenni, fino a ieri. La storia si svolge su due piani paralleli: il viaggio reale di Giacomo, che s’illude di poter riallacciare i fili degli affetti familiari; e il viaggio fantastico che si compie nella biblioteca, dove i libri lasciano filtrare la propria voce. Ma” che i libri parlassero, ognuno con la sua bella o brutta voce, Giacomo lo sapeva da sempre: sono stati scritti per questo e che altro dovrebbero fare?”. A questo punto, il foglio di carta stampata che il vento trascina, diventa ai suoi occhi – e anche a nostri – “ il relitto di un mondo, di un regno che era stato suo, di un campo di saperi durato secoli. Ma a chi poteva importare?” Viene in mente il bellissimo alano del principe di Salina, trasformato nel tempo in un mucchietto di polvere che qualcuno butta via.
Era un giorno di 32 ore
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Giacomo, un professore, è l'unico di sette tra fratelli e sorelle a essere rimasto nel Sud, in un piccolo paese siciliano nel settecentesco palazzo di famiglia, dotato di una biblioteca di trentamila volumi. La morte dei genitori in un incidente d'auto mentre tentavano di raggiungere Esledon - una sorta di Shangri-La, (il luogo immaginario dove il tempo si è fermato) di cui si hanno vaghe notizie e dove la giornata è fatta di 32 ore - lo ha turbato più di quanto non voglia ammettere, tanto più che, non essendosi opposto al pericoloso viaggio, si ritiene un po' responsabile della sciagura. E ora Giacomo, nel silenzio delle notti solitarie, sente parlare i libri della vecchia biblioteca; dapprima è un bisbiglio, poi fanno udire parole umane. Esledon è nominata più volte. Lo stesso protagonista dubita da principio delle proprie facoltà mentali. Espone il caso ai fratelli e a uno psichiatra, ma nessuno sembra prenderlo sul serio. Finalmente le autorità locali, dopo un'inchiesta, decidono che non sono parole quelle che Giacomo ha sentito, ma rumori dovuti all'invasione di strani parassiti che minacciano la sopravvivenza della biblioteca e dell'intero edificio. Così il protagonista è costretto ad abbandonare il palazzo e i libri, che verranno provvisoriamente accatastati sul vicino colle, protetti alla meglio da tettoie in lamiera. Intanto proprio da Esledon giunge il nonno di Giacomo, che tutti credevano morto, mentre i libri sulla collina continuano a parlare al vento.
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Autore:
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Anno edizione:2007
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ANNA DE SIMONE 06 dicembre 2006
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