Ergastolano di Stato. Gli ultimi anni di Vincenzo Sulis

La notizia che nessuno si sarebbe ormai aspettato, era scoppiata tra le mani del comandante del forte di San Vittorio, in una fredda alba di dicembre, nel cortile della torre di Guardia Vecchia, a La Maddalena. L'uomo era rimasto immobile per qualche istante a guardare le vette innevate, oltre le Bocche di Bonifacio. Il silenzio profondo della natura circostante sembrava voler esaltare tutte le sfumature di quella deflagrazione che stava sconvolgendo le sue budella, prima ancora delle sue meningi. Avvolto nella mantella invernale, Lupo Boccori, comandante del distaccamento di guardia alla fortezza, intirizzito, tentava di scrollarsi di dosso la brina della nottata, sopraggiunta dopo un acquazzone del pomeriggio precedente, con tuoni e saette che erano andati a perdersi, in rapida sequenza, a levante delle Bocche di Bonifacio, verso il Tirreno centrale. L'ergastolano in sua custodia, tenuto in regime di carcere duro e di assoluto isolamento, nella cella segreta, assolto da ogni capo d'imputazione, doveva essere rimesso immediatamente in libertà, anche se non gli si sarebbe dovuto consentire di lasciare l'isola, "fino a nuovo ordine".