La crescente globalizzazione del commercio ha reso evidente la necessità di adottare regole che, se per molti prodotti si limitano a una standardizzazione, nel caso degli alimenti assumono aspetti del tutto peculiari. D’altra parte i cibi sono merci diverse dalle altre, poiché soddisfano un bisogno ineludibile ed hanno la peculiarità di entrare in noi stessi per sostentarci. Inoltre si tratta, spesso, di prodotti caratterizzati da ricette tradizionali; sicché una radicale standardizzazione, quale realizzata per i prodotti meccanici, non sarebbe possibile, pena la perdita di peculiarità tradizionali cui il consumatore non vuole rinunciare. Da ciò l’emergere di regole che mirano, essenzialmente, ad assicurare da un lato la food security e la food safety, dall’altro a garantire al consumatore che la ricetta alla base del prodotto sia rispettata. La forte regolazione introdotta dall’Unione Europea ha reso l’Europa esemplare sotto questo profilo, al punto che sin dagli Accordi di Marrakech le norme “universali” sulla produzione e circolazione degli alimenti e sulla loro sicurezza appaiono largamente modellate sulle regole del cibo adottate nell’Unione Europea. Gli studi di diritto alimentare hanno così assunto crescente rilievo, scientifico ed applicativo, al punto che, in Italia, che è pur sempre la patria del “mangiar bene” e delle produzioni alimentari di elevata qualità, ai manuali universitari miranti a formare giuristi esperti in materia, si è ben presto affiancata una rivista specializzata, la “Rivista di diritto alimentare”, accompagnata da altre che trattano del diritto agrario e di quello alimentare, data la contiguità fra le due materie. Ora è sembrato giunto il momento di avviare una Collana di diritto alimentare che, per la rilevanza assunta dalla materia e l’interesse suscitato, intende rivolgersi ad un’ampia platea, utilizzando anche la lingua inglese come lingua veicolare, che faciliti lo scambio di esperienze e conoscenze.
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