Everything That Dies Someday Comes Back
Uniform e The Body sembrano proprio divertirsi, una volta usciti dallo studio per registrare qualcosa di nuovo, scegliendo di volta in volta un mostro sacro da citare per il titolo del lavoro appena inciso. Ricapitolando: un anno fa i due gruppi scelsero di rifarsi ad Ozzy Osbourne e alla sua Crazy Train con “Mental Wounds Not Healing”, mentre quest’anno fanno un balzo oltreoceano e da Birmingham approdano nel New Jersey di Springsteen. Mostri di pesantezza come possono essere i progetti di Lee Buford, Chip King da una parte, Ben Greenberg e Michael Berdan (ora forti della presenza dell’ex-Liturgy Greg Fox) dall’altra spesso si affidano alla possenza e all’abisso sprigionato dalla totalità del proprio linguaggio, e non sempre alla sola ed unica presenza di liriche intelliggibili e dirette. La Sacred Bones per descrivere l’album tira in ballo Ministry, New Order e Juicy J (rapper che gravita nell’orbita di gigantesse del pop come Katy Perry e Nicky Minaj per intenderci) mentre la band vede un punto di incontro tra la dotata popstar Robyn e i Corrupted il proprio attuale cammino.
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Artisti:
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Supporto:CD Audio
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Numero supporti:1
Disco 1
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