Un romanzo breve scritto 60 anni fa ed ambientato nel 2160, ma che potrebbe facilmente essere stato scritto oggi. Il mondo è diviso in due Blocchi separati dall’Alto Muro. Gli abitanti di ciascun blocco sono praticamente identici per costumi e abitudini; nessuno vota più perché siamo in mano alle macchine…. E nel sud Italia restano gli ultimi 1347 terroni di cui liberarsi con la spedizione via astronave su Saturno dove potranno proliferare. Inizia così l’ultimo viaggio di questa compagine scalcagnata e male in arnese, guidata dal comandante Don Ciccio Torchiaro, un personaggio che sembra uscito da uno dei tanti film dove l’eroe è quanto di più improbabile e impreparato all’azione ed al compito che l’attende. Un racconto che è un po’ una favola che ci fa riflettere su come certe tematiche e certe questioni siano ancora pericolosamente attuali oggi come lo erano 60 anni fa, con la differenza che oggi gli scenari immaginati dall’autore sono prossimi dal realizzarsi.
La fantarca
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Uno spassosissimo romanzo di fantascienza, visionario e profetico, unica incursione di Giuseppe Berto nel genere apocalittico.
È il 1965 quando Giuseppe Berto pubblica con Rizzoli "La fantarca", con cui esce completamente dai propri schemi e da quelli dell’epoca e scrive uno spassosissimo romanzo di fantascienza, fortemente legato al suo tempo ma anche tragicamente visionario. Siamo nel 2160, la Terra è divisa in due blocchi, entrambi controllati da macchine, identiche in tutto eccetto che per la forma: quella delle terre occidentali è un triangolo, l’altra un quadrato. Anche in questo mondo governato dalla tecnologia, dall’innovazione e dal progresso a ogni costo qualcosa sfugge al rigore delle macchine: i «terroni». La questione meridionale, infatti, non è ancora stata risolta, e l’innata pigrizia degli abitanti del Mezzogiorno, la loro poca propensione al lavoro e alla fatica, l’amore per il buon cibo e per la musica mal si conciliano con i valori della nuova collettività. C’è una soluzione, però: spedire i 1347 terroni rimasti in Sud Italia su Saturno, pianeta gigantesco su cui potranno riprodursi a piacimento, sempre circondato da una fitta nebbia che impedirà anche ai più lazzaroni di impigrirsi. Per aiutarli nell’impresa, i funzionari del Nord, del comitato della Felice Evacuazione delle Aree Depresse, hanno messo a disposizione la Speranza n. 5, una vecchia astronave rabberciata e ridipinta, pronta a salpare da Vibo Valentia, e il comandante Francesco Torchiaro detto don Ciccio, uomo di grande esperienza e umanità. Ma quando si parla di Mezzogiorno i progetti tendono spesso a naufragare. E così è anche per l’equipaggio della Speranza n. 5. Non mancheranno sabotaggi, ammutinamenti, clandestini (tra cui, incredibilmente, una bresciana), una nascita in alta quota, un matrimonio, danze sfrenate, sostanze stupefacenti per sopportare il mal d’aria e atterraggi di fortuna. E nemmeno battute taglienti, citazioni colte e un finale inaspettato. Non manca niente, insomma, in questo straordinario romanzo che mescola malinconia per ciò che non sarà più e preoccupata speranza per ciò che verrà.
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Anno edizione:2024
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Sergius 31 dicembre 2024Arca non proprio Fanta…
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