Il saggio cerca di individuare come e quanto registi, scenografi, costumisti, direttori della fotografia si siano di volta in volta ispirati ora al grande patrimonio pittorico nazionale, ora a quello internazionale, ora a fenomeni diversi, come il fumetto, la fotografia e, ben inteso, il cinema stesso. L'indagine parte dalla fine degli anni trenta, quando diventa primario l'aspetto formale facendo parlare di quel "calligrafismo che resta componente ineliminabile del cinema italiano di quegli anni e degli anni a venire. Visconti, Fellini, Antonioni, Pasolini, Bertolucci e altri, sono indotti a confrontarsi con questo problema dandone risposte, a seconda delle diverse culture, molto diverse tra loro.
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Edizione:2
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