"Fare scene" è una biografia in 3 atti più un intervallo che racconta la vita di un bambino napoletano attraverso la sua più grande passione: il cinema, diventato così la struttura su cui si basa un'esistenza. Una storia individuale che è anche storia collettiva, un affresco dell'Italia proletaria degli anni '60 in cui a tenere le fila di tutto è l'amore per la settima arte, nella sua pienezza, con la sua atmosfera, i suoi rumori, i suoi odori, la sua musica, i suoi colori. Il film è anche un modo per un bambino ricco di fantasia di dimenticare lo scolorito e banale mondo circostante, senza una trama e un senso, per immergersi in avventure fantastiche e identificarsi con i divi del cinema. Così anche le proprie palpebre si trasformano in un sipario dietro cui si dà vita ad un cinema personale. Il film è una finestra sul mondo, strumento per scoprire la realtà, per affacciarsi ad essa, una vera e propria scuola di vita e di formazione. "Fare scene" nasce dai vari pezzi di vita del bambino che l'autore è stato, i quali cuciti insieme rivivono, proprio come sua madre sarta faceva con gli scarti in eccesso di una stoffa dando loro un'altra possibilità di esistenza. L'assunto su cui si basa l'opera di Starnone ricorda quello mostrato in ambito cinematografo da Giuseppe Tornatore con "Nuovo cinema paradiso": la vita è cinema e il cinema è vita.
Fare scene. Una storia di cinema
In questa nuova prova narrativa Domenico Starnone, seguendo il filo rosso della settima arte, racconta una vicenda individuale che pagina dopo pagina si allarga fino ad abbracciare la parabola dell'Italia negli ultimi sessant'anni. Nella prima parte del libro, un bambino cresciuto nella Napoli proletaria dell'immediato dopoguerra scopre il mondo e compie la sua educazione sentimentale circondato dall'atmosfera irripetibile delle sale cinematografiche di allora: luoghi magici, fumosi, dove si entrava anche a metà dello spettacolo e non era raro che tra un James Stewart vestito da cowboy e i turbamenti suscitati da Deborah Kerr dei perfetti sconosciuti scambiassero due chiacchiere e stringessero amicizia. Sullo sfondo, una famiglia che cerca di lasciarsi alle spalle la miseria e un intero popolo in procinto di cavalcare l'inaspettata onda del benessere. Nella seconda parte del libro, quel bambino, diventato un adulto di inizio xxi secolo, non si limita a guardare i film, li fa. È diventato uno scrittore di sceneggiature. Ma il cinema di oggi non è più quello di Rossellini, Totò, Fellini, Anna Magnani. E così mentre assistiamo alla trasformazione di un ambizioso progetto cinematografico in un prodotto dolciastro e scontato ci rendiamo conto che non è solo il protagonista ad aver perso lo sguardo incantato, ma tutto un paese sempre più desolante.
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Anno edizione:2010
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Maria Concetta Fontana 05 dicembre 2017
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