Fascisti della parola - Vittorio Feltri - copertina
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Letteratura: Italia
Fascisti della parola
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Descrizione

Il politicamente corretto applicato al linguaggio secondo Feltri è il male del secolo, ed è giunto il momento di dire basta, di tornare a parlare come mangiamo.


Con le parole si può giocare, ma non si scherza. Sono roba seria. Infatti, uno dei primi segni di un potere totalitario e liberticida è proprio il controllo del linguaggio. L’imposizione della censura di alcuni termini non è pratica che riguarda il passato, anzi, è più attuale che mai. Più andiamo avanti e più regrediamo in questo ambito. Più diventiamo moralistici, smarrendo tuttavia morale ed etica, più ci concentriamo sull’uso di determinati vocaboli, facendone una malattia. Così si è data vita alla battaglia più stupida, vana, insulsa e folle della nostra storia: quella al dizionario. Oggi non si può più dire “negro” al negro né si può più dire “zingaro”, “rom” o “nomade”. Non si può dire che uno è “cieco”, semmai è un “non vedente”. Non si può dire “sordo”, al massimo “audioleso”. Non si può dire “spazzino”, ma solo “operatore ecologico”. Non si può dire “bidella”, ma solamente “operatrice scolastica”. Non si può dare del terrone al terrone mentre è corretto dare del polentone a un polentone. E guai a dire “frocio” o “finocchio”, a meno che tu stesso non sia omosessuale, in tal caso diventa lecito. Per non parlare della repulsione diffusa nei confronti dei sostantivi maschili. Se aggiungi l’astina alla vocale “o”, se declini tutto al femminile, allora sei una bella persona, altrimenti vieni etichettato quale maschilista tossico e pure farabutto.

Dettagli

31 ottobre 2023
204 p., Rilegato
9788817173841

Valutazioni e recensioni

  • Faber
    Chi ha torto?

    Il politicamente corretto sta esasperante il pensiero comune portando a dare ragione ad un personaggio come Feltri che puoi non amarlo ma gli devi dare ragione.

Conosci l'autore

Foto di Vittorio Feltri

Vittorio Feltri

1943, Vittorio Feltri

Vittorio Feltri è direttore del quotidiano «Libero» ed editorialista del «Giornale», di cui è stato direttore. In precedenza ha diretto «L'Europeo» e «L'Indipendente». Per Mondadori ha pubblicato diverse opere tra cui Una Repubblica senza patria (2013), Il Quarto Reich (2014), scritti con Gennaro Sangiuliano, Non abbiamo abbastanza paura. Noi e l'Islam (2015), Il borghese. La mia vita e i miei incontri da cronista spettinato (2018) e L'irriverente. Memorie di un cronista (2019).

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