"Favola in bianco e nero" è una raccolta di piccole storie, a questo punto siamo praticamente nel livello classico di Mauro Corona e del suo modo di raccontare, l'apertura ha una sorta di chiusura ciclica e come in molti altri suoi libri è accennata una religione vera, reale e un po distorta allo stesso tempo. Immancabile (o meglio dire "sottointesa") la montagna ed il suo habitat che non mancano mai, attraverso queste storie ci sono anche delle immagini che richiamano appunto a canzoni, immagini sacre e semplici allo stesso tempo. In "Favola in bianco e nero" viene raccontata la semplicità con occhi diversi, forse a volte accecati, un controsenso che ha molto senso in effetti, quello di cui pecca secondo me questo libro è di quella mancanza di libertà in quanto secondo me Corona si è adagiato (o quasi) in certi suoi personali luoghi comuni, lo sento meno sognante e più contenitore, è una mia sensazione ma questo libro a me non è riuscito a piacermi: il punto è che le idee ci sono ma nella concretezza sono buttate giù male.–
Nel poetico e tenebro mondo boschivo di Mauro Corona, non è raro imbattersi in una favola. Ma non è scontato che si tratti di una favola idilliaca, perché è proprio quando la narrazione si avventura nel fantastico che l'autore trova l'occasione per far emergere con forza la sua vena più caustica e dissacrante. E questa volta è chiaro più che mai: "Ho scritto una fiaba cattiva sul Natale, perché il Natale è una festa cattiva dove si scoprono i cattivi che fanno i buoni". Se con "Una lacrima color turchese" ci aveva portato ad accettare lo straordinario, ovvero l'eccezionale scomparsa del Bambin Gesù, fuggito dai presepi di tutto il mondo per provocazione, in questo suo ideale seguito si spinge ancora più in là, sfidandoci ad accogliere il diverso. "Favola in bianco e nero" si apre, infatti, con la prodigiosa apparizione di due statuine del Bambin Gesù, una con la pelle bianca e l' altra con la pelle nera, che si materializzano, inaspettatamente, allo scoccare della mezzanotte in tutte le case del mondo. La reazione che si scatena, però, è piuttosto prevedibile, perché tutti cercano di rimuovere la statuina di colore; del resto, la tradizione vuole che Gesù abbia la pelle bianca, nessuno è in grado di tollerare una simile anomalia.
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Anno edizione:2015
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FINA TINEO 25 maggio 2016
Questa è una favola natalizia che può essere definita sequel di un altro libro di Corona "una lacrima color turchese", ma può anche essere letto in modo indipendente. E' un libro abbastanza breve, adatto ad una lettura natalizia, però quello che mi è piaciuto di questo libro è la capacità di far riflettere il lettore su tematiche importanti e spesso troppo bistrattate e trasformate in luoghi comuni. Dovremmo tutti leggerlo per riflettere sul vero significato del natale ma anche di tutta la vita
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Ho letto questo libro una sola sera. E' molto breve, scorrevole e piacevole. Al centro della storia c'è un fatto incredibile, la presenza di due statuette bambin Gesù, uno bianco e altro nero. Tutti, in ogni presepe del mondo, cercano di togliere il Gesù dal presepe, più la statuetta nera ricompare ogni volta. Corona, come sempre, è una voce controcorrente, che và ad attaccare le nostre ipocrisie. E' innaturale pensare che Gesù possa essere bianco, eppure è così che si "vuole" pensare. E' una metafora su razzismo e sul vero significato del Natale. Occorre recuperare quelli che sono i veri valori, perchè il Natale non è consumismo ma fratellanza, comprensione e accoglienza.
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