Le figlie delle streghe. Ricordi di vite passate - copertina
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Le figlie delle streghe. Ricordi di vite passate
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Descrizione


Le figlie delle streghe è un'opera scritta a più mani. Ogni racconto è l'eredità di un tempo che sembra lontano, ma in realtà ci tocca da vicino. Periodo, quello dell'inquisizione, spesso dimenticato fra le pagine di una storia perduta, ma che in questo libro tornano ad echeggiare nella nostra realtà, come un monito. Le figlie delle streghe sono qui, camminano insieme a noi, per rammentare che il passato determina il presente ed il futuro e che la memoria delle lotte combattute per la propria identità ed indipendenza rimane sempre viva, come un fuoco che arde e che ci ricorda quanto sia importante la libertà di ognuno di noi.

Dettagli

6 giugno 2022
132 p., Brossura
9788833443188

Valutazioni e recensioni

  • Il libro “Figlie delle Streghe – Ricordi di vite passate” è una serie di racconti scritti da 7 donne e un uomo, che attraverso la loro penna hanno voluto dedicare la loro fantasia e la loro passione alla memoria di tutte le donne che sono state umiliate, ferite, torturate ed uccise perché streghe, e forse più semplicemente perché appunto donne. La cover del libro non avrebbe attirato più di tanto la mia attenzione, ma è comunque ben fatta, semplice e in linea con il tema del libro: l’inquisizione, argomento di cui leggiamo alcuni accenni storici nell’apertura per mano di Valentina Cardone, che ci dà anche una visione della strega oggi, colei che ama la Natura , che conosce il potere di erbe e cristalli e sa quanto tutto ciò che è intorno a noi è sacro. La presentazione e l’introduzione è affidata a Carin Gentile, che mi ha commossa con le sue parole forti e sincere, mettendo alla luce la situazione attuale della donna. Prima di arrivare al primo racconto troviamo alcune citazioni sull’inquisizione, tra le quali quella di Emily Dickinson, una delle mie poetesse preferite. La prima storia è quella di Ilenia Plum, intitolata “Anita”, e viene divisa in capitoli, con date e luogo dove si svolge il racconto. L’autrice riesce a descrivere in maniera poetica luoghi e personaggi, e ci troviamo davanti ad una scrittura matura e scorrevole, che trasmette i sentimenti e le emozioni dei protagonisti. La seconda storia porta il titolo di “il mio nome: Strega”, scritta da Laetitia Liguori. Il tema rimane ovviamente lo stesso, ma meno descrittivo e dettagliato. L’autrice è schietta , senza troppi giri di parole descrive i supplizi e le torture, che Kora e la sua “discepola” subiscono perché streghe. Sentiamo attraverso le parole dell’autrice il coraggio di una donna e l’amore verso la Natura, fonte di un credo da troppo tempo demonizzato. La terza storia parla di “Annabella” ed è stata scritta da Valentina Contessi. Una storia semplice, ma ricca di significato, che potrebbe essere raccontata come una sorta di favola moderna, poiché si legge di tanto amore, nonostante la sofferenza. La quarta storia è scritta da Rosa Palmieri, e porta il titolo di “Il vento del Nord- Le sette notti”. È un diario scritto da una strega. Nelle parole di questa donna troviamo tanta paura, ma anche tanta speranza. La scrittura è molto semplice, come lo sarebbe stata quella di una ragazza, anche se strega, del 1600 che vive in un villaggio. Cristina Graziosi ha scritto la quinta storia, intitolata “Inquisizione”. Ho avuto difficoltà nella lettura, non perché non scorrevole, ma bensì per le immagini descritte, che mi hanno ricordato la mia visita al museo delle torture di Matera. Parole forti e storia molto interessante e non banale. “Sambuco” è il sesto racconto, scritto da Marta Helmuth. Questo breve racconto sembra quasi una favola, un racconto per bambini, o meglio per adolescenti, perché racchiude nel suo linguaggio quasi fiabesco un grande insegnamento: “gli umani vogliono dare un nome alle cose, essi etichettano ciò che non capiscono e distruggono ciò che temono, dimenticando di osservare il mondo e ascoltare il soffio del vento e il rumore dell’acqua: perdono così l’occasione di vedere con i propri occhi la meraviglia dell’alba e la delicatezza dell’anima di creature che sfiorano la pelle semplicemente con un sorriso.” La settima storia è scritta da Valter Blues,e si intitola “The run”. Questa storia è stata (purtroppo) molto breve ma ricca di emozioni, ed in essa traspare molta passione anche se con pochi dettagli. L’ottava e ultima storia è scritta da Valentina Cardone, e si intitola “La vecchia città del Nord”. Anche questa breve storia scritta con passione rispecchia pienamente il messaggio del libro stesso: “Oggi le mani che si tengono strette sono tante. (…) Sono le mani unite contro qualsiasi forma di persecuzione. Contro ogni abuso e violenza. Contro ogni discriminazione (…).”“Figlie delle Streghe” si conclude con i ringraziamenti e brevi note biografiche di coloro che hanno collaborato per rendere realtà questo libro, che reputo veramente scritto bene da tutte, nonostante non abbiamo davanti scrittrici professioniste; ci sono pochissimi errori di battitura (circa uno per ogni storia), la passione e l’amore traspare in ogni parola.

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