Il filo infinito - Paolo Rumiz - copertina
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Letteratura: Italia
Il filo infinito
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Descrizione


Dopo Appia e Come cavalli che dormono in piedi, un nuovo grande viaggio. Da Norcia e ritorno, attraverso l’Europa dei monasteri, alla riscoperta dei nostri valori fondanti.

«È un filo che si tesse e si spezza a seconda degli incontri: dentro ci si capisce al volo anche con alfabeti diversi, fuori basta una testa calda per riportarci al tempo del "Prima noi!"» - Raffaele Oriani, Il Venerdì

“Oggi la vera terra di missione non è l’Africa ma quest’Europa che perde la bussola, riduce la fede a estetica, gioca con miasmi di morte, e dove i paesi che hanno voluto l’Unione sembrano i primi a volerla distruggere.”

«Che uomini erano quelli. Riuscirono a salvare l'Europa con la sola forza della fede. Con l'efficacia di una formula semplicissima, "ora et labora". Lo fecero nel momento peggiore, negli anni di violenza e anarchia che seguirono la caduta dell'Impero romano, quando le invasioni erano una cosa seria, non una migrazione di diseredati. Ondate violente, spietate, pagane. Unni, Vandali, Visigoti, Longobardi, Slavi e i ferocissimi Ungari. Li cristianizzarono e li resero europei con la sola forza dell'esempio. Salvarono una cultura millenaria, rimisero in ordine un territorio devastato e in preda all'abbandono. Costruirono, con i monasteri, dei formidabili presidi di resistenza alla dissoluzione. Sono i discepoli di Benedetto da Norcia, il santo protettore d'Europa. Li ho cercati nelle loro abbazie, dall'Atlantico fino alle sponde del Danubio. Luoghi più forti delle invasioni e delle guerre. Gli uomini che le abitano vivono secondo una 'regola' più che mai valida oggi, in un momento in cui i seminatori di zizzania cercano di fare a pezzi l'utopia dei loro padri: quelle nere tonache monacali ci dicono che l'Europa è, prima di tutto, uno spazio millenario di migrazioni. Una terra 'lavorata', dove - a differenza dell'Asia o dell'Africa - è quasi impossibile distinguere fra l'opera della natura e quella dell'uomo. Un paradiso che è insensato blindare con reticolati. Da dove se non dall'Appennino, un mondo duro, abituato da millenni a risorgere dopo ogni terremoto, poteva venire questa formidabile spinta alla ricostruzione dell'Europa? Quanto è conscia l'Italia di questa sua centralità se, per la prima volta dopo secoli, lascia in macerie le terre pastorali da dove venne il segno della rinascita di un intero continente? Quanto c'è ancora di autenticamente cristiano in un Occidente travolto dal materialismo? Sapremo risollevarci senza bisogno di altre guerre e catastrofi?». All'urgenza di questi interrogativi Paolo Rumiz cerca una risposta nei fortini dove resistono i valori perduti, in un viaggio che è prima di tutto una navigazione interiore. I guardiani dell'arca costituisce, insieme al canto epico «Evropa», un dittico dedicato all'Europa, alle sue origini, al suo futuro.

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Paolo Rumiz - Il Filo Infinito

Dettagli

21 marzo 2019
174 p., Brossura
9788807033247

Valutazioni e recensioni

  • n.d.

    Interessante. Un viaggio tra i monasteri benedettini d’Europa e la regola del santo fondatore dell’ordine.

  • Salford

    Molto bello nel seguire i benedettini in tutta Europa; un viaggio nella storia e nella geografia.

  • Marco Berto

    Io sono un accanito lettore dei classici della letteratura . Paolo Rumiz per me è un classico vivente della letteratura mondiale. La sua peculiarità sta tutta nella bellezza della prosa, nella naturale musicalità che caratterizza la sua opera.Una qualità simile l’ho trovata solo nella scrittura di Proust. Paolo è un compositore di colonne sonore per fonemi. La musicalità e l’armonia della sua scrittura, esaltano i sentimenti che in lui albergano.

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Paolo Rumiz

1947, Trieste

Paolo Rumiz è scrittore e giornalista triestino, inviato speciale del «Piccolo» di Trieste ed editorialista de «La Repubblica». Esperto del tema delle Heimat e delle identità in Italia e in Europa, dal 1986 segue gli eventi dell’area balcanico-danubiana. Nel 2001 invece segue, prima da Islamabad e poi da Kabul, l'attacco statunitense all'Afghanistan. Vince il premio Hemingway nel 1993 per i suoi servizi dalla Bosnia e il premio Max David nel 1994 come migliore inviato italiano dell’anno. Da molti anni percorre l'Italia seguendo vari temi di viaggio, di storia, di scoperta e raccontando queste esperienze in numerosi reportage e libri.Nel 2024 ha ricevuto dalla Fondazione del Campiello il Premio speciale alla Carriera.Ha pubblicato, tra l’altro,...

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