La filosofia all'università - Arthur Schopenhauer - copertina
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Letteratura: Germania
La filosofia all'università
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Descrizione


"Nelle università, la cosa conta "in sé", non per quel che è. Ovvero, come disse Gargantua vuotando d'un fiato una coppa piena: "Io non capisco come possa, il vino in sé, diventare vino in me". Ma erano altri tempi. Oggi, al posto della coppa, reggiamo in mano un bicchiere di carta; e al posto del vino, c'è un lassativo. Abbiamo dentro troppa cultura; dobbiamo liberarcene. In passato, ci fu chi disse che noi siamo come nani sulle spalle di giganti: meschini, rispetto a loro, ma capaci di vedere più lontano. A me pare che ai giganti, ad un certo punto della storia, sia scappato da starnutire.. Non c eravamo aggrappati bene." (dalla Prefazione di A. Zignani)

Dettagli

11 luglio 2006
75 p., Brossura
9788878471061

Valutazioni e recensioni

  • MASSIMO CASTELLI

    Non mi soffermo sulla polemica ,già affrontata da molti critici spesso superficiali, riguardo il contenzioso "berlinese". Sta di fatto che Schopenhauer ci regala un così grandioso e perfetto attacco all'istituzione universitaria da dover annoverare questo libro tra i must di una biblioteca che si rispetti. La categoria dei filosofi in cattedra viene incenerita dai suoi meravigliosi anatemi tonanti, questo è dunque il percorso del breve scritto , ma possiamo allargarci e considerare quale sia la nostra attuale situazione di fronte all'università (italiana). Arthur Schopenhauer annusò ben presto i fumi nauseabondi del servilismo accademico convincendosi sempre più della necessità inderogabile della libertà per lo studente. In un' era come la nostra ,che non è ancora lontanissima dalla stagione rural-contadina, moltissimi, se non tutti, sono coloro che si avvicinano all'istituto universitario con una deferenza e un'adorazione degna di un visionario in preda a crisi mistica (le varie icone sacre sono sostituite da professori, assistenti.....tutti grandi letterati/filosofi/scienziati ecc.....) I genitori piangono lacrime di sangue per vedere il pargolo o la fanciulla laurearsi, ignorando completamente se il suddetto sia almeno incline alla disciplina scelta. La famiglia si sente finalmente parte della "buona" società, "tengono il guaglione dottore!". Anche Voltaire, come il nostro Schopenhauer, prevedeva il tempo dei "perroquet" bravi studentelli con libri tutti identici sotto il braccio e un'allenamento mnemonico fuori dal comune, ovvio, nessuna traccia di approfondimento e ricerca.Il tutto deve stabilirsi e rinforzarsi sotto il segno del disprezzo assoluto e definitivo per l'autodidatta, parola assunta al rango di bestemmia. Lo studio ha cambiato i suoi connotati, la passione può ufficialmente essere un "optional", il traguardo dei barbari è uno solo! la laurea! a tutti i costi!e magari anche più di una! la velina, la showgirl, lo sportivo.....tutto è possibile, essere filosofo senza vivere un minuto per la filosofia, essere medico senza sentire una profondissima vocazione... ecc ecc. Sotto tutti i punti di vista le parole di Schopenhauer non solo sono confermate ma vedono accresciuta tutta la loro potenza.

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Foto di Arthur Schopenhauer

Arthur Schopenhauer

1788, Danzica

Filosofo tedesco. Introdotto nei circoli letterari da Wieland e da Goethe, preparò per l'abilitazione in filosofia il saggio "Il mondo come volontà e rappresentazione" (1819) che discusse con Hegel, non senza contrasti. Dopo un deludente inizio di carriera accademica, si ritirò a Francoforte, dove rimase dal 1831 sino alla morte. Solo i "Parerga e paralipomena" (1851) destarono l'attenzione del pubblico e della critica. In quest'opera Schopenhauer sviluppò il suo raro talento letterario, riuscendo a illustrare con raffinata chiarezza ardui argomenti teoretici e mescolandone la trattazione a quella di temi legati al costume dell'epoca.

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