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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2015
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In Fontamara, opera intessuta di una precisa verità storica e scandita da un'alternanza di registri, Ignazio Silone riesce a fondere ballata popolare, parabola evangelica e satira politica in una partitura corale ritmata che si fa denuncia violenta di ogni ingiustizia.
«A chi guarda Fontamara da lontano, dal Feudo del Fucino, l'abitato sembra un gregge di pecore scure e il campanile un pastore. Un villaggio insomma come tanti altri; ma per chi vi nasce e cresce, il cosmo. L'intera storia universale vi si svolge: nascite, morti, amori, odii, invidie, lotte, disperazioni.» Nei primi anni della dittatura fascista, qui, a Fontamara, i “cafoni” – braccianti, manovali, artigiani poveri – subiscono soprusi e ingiustizie così antichi da sembrare loro naturali come la pioggia, il vento, la neve. Berardo Viola, che porta una scintilla di ribellione, subirà le torture della milizia fascista e sarà ucciso, ma assurge a emblema di un nuovo, seppure ancora impreciso e velleitario, livello di dignità. In Fontamara, opera intessuta di una precisa verità storica e scandita da un'alternanza di registri, Ignazio Silone riesce a fondere ballata popolare, parabola evangelica e satira politica in una partitura corale ritmata che si fa denuncia violenta di ogni ingiustizia.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Fontamara è stato il primo libro che ho letto, poi riletto e riletto non so più quante volte. È la storia di chissà quanti posti in Italia a cavallo delle due guerre, dove l'ignoranza era la croce di chi vi abitava. Gli sfruttatori, nascondendosi dietro una legge tutta maccheronica, riuscivano a "trovare l'America" senza viaggiar per mare, riuscivano a cavare sangue da quei poveri cafoni, che erano costretti ad affrontare tutti gli affronti subiti come si affronta il vento, il gelo, la pioggia che distrugge i campi. I Fontamaresi sono l'emblema della frustrazione, della sconfitta, del dolore eterno che permeava tutte le zone rurali, che già allora si avviavano allo spopolamento. Essi non sapevano a chi rivolgersi e i pochi punti di riferimento si rifacevano ai loro danni. Il loro impaccio è doloroso, la loro strenua lotta per ottenere qualcosa lascia in bocca al lettore l'amaro, ma la maestria di Silone sta nel creare una situazione comica laddove solo la tristezza si attaglierebbe al contesto. La sua penna ha creato personaggi indimenticabili, come Berardo Viola, Don Circostanza, il cav. Pelino, il general Baldissera, Marietta la Sorcanera. Una lettura che consiglierei a tutti per la sua profondità, i personaggi, le situazioni grottesche eppure verosimili, quando non reali. Si sente che sulla sua pelle ha sperimentato anche lui quei dolori. Fontamara fu pubblicato prima in tedesco nel 1933, e poi solo nel 1945 in Italia. Silone conobbe fortunatamente almeno una fama tardiva in patria, venendo al contempo sempre apprezzato all'estero dove risiedeva per motivi politici.
"La nostra vita è cento volte peggiore di quella degli asini veri, che non ragionano. L'asino irragionevole porta 70 chili di peso, oltre non ne porta. L'asino irragionevole ha bisogno di una certa quantità di paglia. Tu non puoi ottenere da lui quello che ottieni dalla vacca, o dalla capra, o dal cavallo. Nessun ragionamento lo convince. Nessun discorso lo muove. Lui non ti capisce, o finge di non capire. Ma il cafone invece, ragiona. Il cafone può essere persuaso. Può essere persuaso a digiunare. Può essere persuaso a dar la vita per il suo padrone. Può essere persuaso ad andare in guerra. Può essere persuaso che nell'altro mondo c'è l'inferno benché lui non l'abbia mai visto". Da leggere e rileggere: sempre terribilmente attuale.
Questi uomini in camicia nera, d'altronde noi li conoscevamo. Per farsi coraggio essi avevano bisogno di venire di notte. La maggior parte puzzavano di vino, eppure a guardarli da vicino, negli occhi, non osavano sostenere lo sguardo. Anche loro erano povera gente. Ma una categoria speciale di povera gente, senza terra, senza mestieri, o con molti mestieri, che è lo stesso, ribelli al lavoro pesante, troppo deboli e vili per ribellarsi ai ricchi e alle autorità, essi preferivano di servirli per ottenere il permesso di rubare e opprimere gli altri poveri, i cafoni, i fittavoli, i piccoli proprietari. Incontrandoli, per strada e di giorno, essi erano umili e ossequiosi, di notte e in gruppo cattivi, malvagi, traditori. Sempre essi erano stati al servizio di chi comanda e sempre lo saranno. Ma il loro raggruppamento in un esercito speciale, con una divisa speciale, e un armamento speciale, erano una novità di pochi anni. Sono essi i cosiddetti fascisti. uno dei molti passaggi che mi ha colpito di più. Una descrizione perfetta e precisa di certi personaggi ancora purtroppo terribilmente attuali.
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