Eclissare il soggetto per attingere al Reale, certamente fallendo perché, come insegna Lacan (autore il cui contributo è, assai plausibilmente, fondamentale per le riflessioni vaccariane, seppur non viene mai citato in modo esplicito) il Reale è inaccessibile all'umano, da sempre rapito tra le maglie del linguaggio. Eppure, se si vorrà in qualche modo "bucare il linguaggio" e tentare di abbeverarsi o, quantomeno, farsi ritemprare dalla fresca sorgente irrorante godimento infinito che è il Reale, bisognerà aderire, senza barare, alle ferree regole della Struttura per poterne svelare il suo funzionamento più profondo, più inconscio. Ed è da qui che sorge la riflessione di Vaccari che spinge ad affidarsi in toto all'"inconscio tecnologico" della macchina per cedere lo spazio a quelle "nicchie di mistero" che la fotografia rivela in quanto codifica la materia-luce a cui è esposta secondo delle convenzioni di cui il suo apparato di funzionamento è già dotata, potendo prescindere dall'intervento, fin troppo conscio ed egoico, dell'umano che si riduce, pertanto, a essere solo "di superficie". Eclissare il soggetto, l'ego, desistere da un uso troppo controllato della Struttura per permettere a quest'ultima di svelare quello che non ci si aspettava di vedere.
Fotografia e inconscio tecnologico
"Non è importante che il fotografo sappia vedere, perché la macchina fotografica vede per lui": attraverso il fertile concetto di inconscio tecnologico, Franco Vaccari sviluppa un profondo lavoro di "scardinamento" dei condizionamenti visivi che limitano le potenzialità della fotografia. Nei suoi scritti, cosi come nelle sue "esposizioni in tempo reale", l'artista dimostra che quando la macchina fotografica non viene utilizzata in modo forzatamente "artistico", ma viene lasciata agire come strumento in grado di produrre registrazioni e memorie autonome, essa favorisce il sorgere di comportamenti, relazioni, funzioni fondamentali per la definizione del significato stesso della fotografia nella civiltà contemporanea. Gli scritti di Vaccari qui presentati in edizione più ricca e completa delle precedenti (1979; 1994) offrono una stimolante elaborazione teorica complessivamente incentrata sul tema di una civiltà - la nostra - tutta basata sulle merci, sulla comunicazione, e avvolta nelle immagini.
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Anno edizione:2011
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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L'uomo che dorme 29 giugno 2025Eclissare il soggetto per attingere al Reale
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Antonio Costa 20 maggio 2018
Questo è un libro raro, quanto decisivo. Gli anni 60/70, anni di contestazione, ricchi e anche complessi e dagli esiti ancora incerti, nonostante siano passati oltre quarant'anni, risuonano in questo testo, giunto alla quarta edizione con integrazioni e correzioni, quasi fosse un' "opera aperta". Vaccari gioca a decostruire il "mezzo" per farlo assomigliare a qualcosa di pensante, di strutturato per non farci pensare alle regole e alle tecniche sulla cui base il produttore e i suoi tecnici hanno basato l'esposizione, il fuoco, la prospettiva, ecc. ecc. Ad accompagnare le sue riflessioni è il confronto con Baudrillard, Bordieau, Kracauer, McLuhann, Canetti, Saussur, Lévi-Strauss, Debord e Benjamin, già disvelatore dell' inconscio ottico. Ed è in questa dialettica mezzo-rappresentazione che Vaccari giunge a dirsi interessato più all'azione che la fotografia mette in scena, che al risultato finale. In questo senso vanno intese le sue performances alla XXXVI Biennale di Venezia, quando tramite una Photomatic a monete invitava i visitatori a scattarsi quattro istantanee che poi sarebbero state affisse, come una lunga striscia algebrica, lungo le pareti bianche della sala, predisposta ad hoc, per laasciare una traccia del loro passaggio. Le riflessioni sul rapporto tra fotografia e potere, su fotografia e parola, e sull'archeologia dello sguardo hanno fatto assurgere alle vette più alte del dibattito culturale di quegli anni, l'opera di Franco Vaccari, sia come teorico che come fotografo. La scuola di Franco Vaccari oggi non esiste più, eclissata definitivamente, eppure la sua lettura una volta fatta e approfondita, è una di quelle che lascia un segno indelebile ed essenziale.
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