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Letteratura: Grecia
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1968
80 p.
9788806022389

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Foto di Alcmane

Alcmane

(sec. VII a.C.) poeta greco. Proveniente, forse, dalla Lidia, ma vissuto a Sparta come maestro di musica e di danza, compose in dialetto dorico, con elementi eolici, liriche per lo più corali (inni e parteni). Tre elementi caratterizzano la poesia di A. (che fu raccolta in 6 libri): la narrazione mitica, la preghiera alla divinità, le effusioni autobiografiche che riconducono al periodo di pace seguito alla seconda guerra messenica e cantano le gioie mondane e la bellezza. Stupende sono le descrizioni naturali di A.: famoso il frammento sul sonno notturno dei monti e dei burroni accostato a quello degli animali.

Foto di Stesicoro

Stesicoro

(secc. VII-VI a.C.) poeta greco. Visse in Sicilia, a Imera, forse sua città natale; molto incerte sono le notizie sulla sua vita e la cronologia delle sue opere. Una tradizione leggendaria voleva che i Dioscuri lo avessero punito con la cecità perché aveva diffamato Elena, e che egli recuperasse la vista solo quando, nella Palinodia, affermò che non Elena ma un suo fantasma aveva seguito Paride a Troia. Della sua opera, in dialetto dorico, che nell’edizione alessandrina si componeva di 26 libri, a noi restano scarsissimi e brevi frammenti; mentre si sa che i componimenti di S. avevano in buona parte carattere epico-lirico, erano assai ampi e destinati alla recitazione. Basta ricordare alcuni titoli: Elena (tratto dall’epos omerico), La presa di Ilio e l’Orestea (dal ciclo epico), I giochi...

Foto di Ibico

Ibico

(n. Reggio, Magna Grecia, sec. VI a.C.) poeta greco. Soggiornò in Sicilia e visse a Samo alla corte di Policrate. Della sua opera, ordinata dai filologi alessandrini in 7 libri, restano circa 60 frammenti. Scrisse carmi di argomento mitologico o storico-mitologico, alla maniera di Stesicoro ed encomi, ma sono i carmi erotici che gli assicurano un posto di primo piano nella lirica greca. I. sente l’amore come una malattia, che sconvolge l’equilibrio psichico. In un frammento, Eros è equiparato a un tenebroso vento; in un altro, il poeta, sentendo l’arrivo di Eros, paragona sé stesso a un vecchio cavallo che, malvolentieri, è costretto a ritornare agli agoni.

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