[estratto dal Blog] [...]Il romanzo è strutturato in otto capitoli, quanti sono i giorni in cui si svolge la narrazione, quante sono le candele che si accendono durante la festa più amata in Israele e nelle comunità ebraiche.In ogni capitolo, poi, i paragrafi si alternano con le due voci dei protagonisti, Yaari e Daniela, in un vivace avvicendarsi di brevi narrazioni che costituiscono una specie di duetto (sottotitolo del romanzo), un dialogo muto in grado di ricomporre il loro stare lontani fisicamente in un continuo scambio di pensieri, in una polifonica narrazione costituita dalla voce dei due coniugi.Daniela parte per la Tanzania per incontrare Il cognato, Yirmiyahu, e per vivere con lui più intensamente il dolore per la perdita della sorella. Ma Yirmiyahu non vuole tornare a vivere in Israele, rifiutando tutto ciò che da lì proviene, ed è anche deciso a tenersi lontano da tutto ciò che gli ricorda il suo essere israeliano. Qualche anno prima suo figlio è stato ucciso durante un’azione nei territori occupati, vittima di “fuoco amico” da parte del suo stesso esercito.[...]“Fuoco amico” è un romanzo che solo apparentemente narra delle vicende quotidiane riguardanti la famiglia di una coppia di israeliani di mezza età; in realtà i livelli di lettura sono molteplici,[...]Un’opera dal ritmo lento che va letta altrettanto lentamente in modo da poter cogliere ogni sfumatura, una lettura intensa e piacevole, che avvolge il lettore in una spirale di emozioni.[...]
"Ruach" in ebraico significa vento, ma anche spirito, e "ruach refaim" è lo spirito dei morti, il fantasma. Il vento, in questo romanzo di Abraham B. Yehoshua, è quello che si insinua nelle fessure di un grattacielo di recente costruzione a Tel Aviv e provoca sibili e ululati che turbano gli inquilini. Amotz Yaari, il progettista degli ascensori, viene chiamato a indagare e a difendere il buon nome del suo studio dalle accuse che gli vengono rivolte. È la settimana di Hanukkah, una delle feste più amate in Israele, ma non è una settimana facile per Amotz. Sua moglie Daniela, che ama moltissimo è partita per la Tanzania, dove in una specie di esilio volontario vive Yirmiyahu, vedovo della sorella di Daniela. Da quando suo figlio è stato ucciso per sbaglio da un commilitone durante un'azione nei territori occupati, Yirmiyahu non sopporta più di vivere in Israele. Non solo: non vuole più vedere un israeliano o leggere un giornale o un libro scritto in ebraico. Vuole liberarsi dalla storia del suo paese, e per farlo ha accettato un lavoro di contabile al seguito di una spedizione paleoantropologica in Africa. Alla ricerca degli ominidi preistorici, per non rischiare dolorosi incontri con la storia. Al centro del racconto, il ricordo di un giovane ucciso, la rabbia per quelle due parole - "fuoco amico" -, il rifiuto di vivere in un paese continuamente in guerra, ma anche la sete di normalità, l'amore e la testarda volontà di tenere unita la famiglia.
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Anno edizione:2009
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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LaBibliatra 15 gennaio 2023Fuoco amico
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MAURO TIRLETTI 16 settembre 2008
Recensire un libro del mio scrittore preferito è un compito arduo. La bellezza di questo romanzo è la semplicità del e nel raccontare la quotidianità, le vicende che occupano la nostra vita e che percepiamo come problemi a volte insormontabili. La genialità di Yehoshua è l'aver creato un parallelo con la solitudine o, meglio, il distacco dalla frenesia della vita quotidiana del cognato dei protagonisti. La scelta di vivere in Tanzania, il rifiuto di angosciarsi per la sorte del governo o del primo ministro del proprio paese, riscoprire le piccole sorprese che la natura ti può riservare, come la lotta fra due animali selvatici. In fondo anche la riscoperta del rapporto con il marito, una sorta di approdo in un'isola protetta, credo sia la voglia di volersi isolare dal mondo. Su tutto il raconto aleggia l'ombra cupa della guerra, di due popoli che non riescono a convivere in pace, della morte che lacera le famiglie e le esistenze.
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