Mi sono imbattuta quasi per caso in quest'autrice che avevo solo sentito nominare. Appartenente a un periodo letterario molto interessante, ed elogiata da diversi personaggi della sua epoca, nonché cugina di Katherine Mansfield, ho fatto una ricerca sui suoi titoli di quest'aristocratica signora e scrittrice. Ho così acquistato questo titolo, trattando una tematica nelle mie corde. La forma letteraria è quella del diario autobiografico, che racconta la progettazione di un giardino in una tenuta di famiglia, inizialmente semiabbandonato, Il progetto del giardino - che riprende forma grazie alla dedizione della protagonista - procede parallelamente alla stesura del proprio diario/romanzo. L'idea di fondo è valida, le prime pagine sono indubbiamente convolgenti. L'autrice scrive molto bene, anche se ho fatto un'eccezione acquistando il libro nella traduzione italiana rispetto all'edizione originale in inglese. Tuttavia, ho trovato che da un certo punto in poi la trama si blocca, non decolla, l'entusiasmo, l'ironia e l'autoironia, la leggerezza naturale e ricercata della ricca autrice/narratrice/protagonista da aspetti distintivi diventano noiosi manierismi che non portanto lontano o in qualche luogo che valga la pena continuare a percorrere. La decantata indipendenza e originalità, il gioco tra critica dei formalismi tipici di una certa società e stato sociale e al contempo esservi invischiata fino al collo, all'inizio sono attraenti, poi, non avendo evoluzione, scivolano nella ripetizione e in una sorta di cinico - per quanto vezzoso - autocompiacimento. Non sono pertanto riuscita ad andare avanti nella lettura: il tempo è prezioso e così per me lo sono le letture. Ho sentito quindi una lettura all'inizio potenzialmente affine al mio essere, allontanarsense sempre di più. Chissà, la seconda metà del libro potrebbe riservare qualche sorpresa e chissà se un giorno non possa riprenderla. Di fatto, difficilmente decido di interrompere un libro. Dò comunque tre stelle.
Il giardino di Elizabeth
Un giardino "tutto per sé" dove leggere scrivere e sognare.
«Se entri nel mondo di Elizabeth von Arnim non lo lasci più.» - Natalia Rancati, Elle
«Ho letto tutti i libri di Elizabeth von Arnim. Straordinaria» - Edmund de Waal
Sposata da cinque anni con il conte von Arnim, ben più anziano di lei e prussiano fino al midollo, Elizabeth abbandona la caotica Berlino per Nassenheide, enorme tenuta in Pomerania. Si innamora della pace, dell’isolamento del luogo: il tetro convento seicentesco viene ripristinato, come pure il vasto e derelitto giardino che lo circonda. Il libro, pubblicato anonimo nel 1898 (e con grande successo, tanto da spingere l’autrice a firmare le successive opere con «l'autrice del Giardino di Elizabeth»), nasce in questa oasi, ed è profondamente legato alla vicenda biografica della giovane inglese trapiantata in Germania. Ma non si cerchino, in queste pagine, l’idillio o il romanzo pastorale: Il giardino di Elizabeth non è frutto di torpore e abban-dono; nemmeno tradisce debiti verso l’estetismo tardoedoardiano. Nel giardino (lo ammirerà estasiato E.M. Forster, insegnante privato a Nassenheide nel 1904) Elizabeth legge, sogna, prepara la sua carriera di scrittrice. Nella cura delle piante e dei fiori, nella maternità, nel trascorrere delle stagioni, nella fuga dalla distruttività dei rapporti sociali, Elizabeth sente autentica la determinazione a essere qualcosa di più di una buona moglie tedesca. La na-tura, come l’uomo, dev’essere libera. E, sotto le mentite e raffinate spoglie di un inno alla intensa bellezza della vegetazione, una donna più avanti del suo tempo ci parla di un modo – così moderno – di vivere il conflitto tra libertà e oppressione.
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Edizione:3
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Anno edizione:2018
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Ananda 29 marzo 2024Non male, ma vi è di meglio
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