Il libro è scritto in modo chiaro e divertente, da uno psicologo che è anche padre, scrive con il cuore... e raggiunge il cuore (preparate fazzolettini!) con innumerevoli aneddoti. Cohen basa le sue idee sulla Teoria dell’Attaccamento (di Bowlby), che spiega con la metafora del bicchiere pieno o vuoto. Egli considera il comportamento “riprovevole” (scenate, parolacce, disubbidienza) una mancanza di connessione, e invita a non fermarsi alle apparenze, (con punizioni o time-out che non fanno altro che peggiorare la disconnessione e ledere l'autostima), ma a risolvere il problema alla radice, ristabilendo la connessione (preservando, così, l'integrità del bambino) mediante un'educaz. giocosa. (Se un bambino esclama: “Sei un puzzone”, la risposta di Cohen non è repressiva, ma giocosa! Gli sussurra: “Non dirlo a nessuno, è il mio nome segreto, solo i miei più cari amici possono chiamarmi Puzzone”. E, così, un gioco prende il via!) L’autore riporta la gioia nell’educazione e disciplina: giocare con i figli è divertente, e ha il potere di guarire: sana ferite e crea una connessione profonda tra noi e i nostri figli. Cohen invita a usare un “traduttore mentale”, prima di reagire impulsivamente alle affermaz. di sfida dei nostri figli ("Sei cattivo" "Ti odio"..) che celano paura, rabbia, frustrazione. Lo fa con una lista di frasi-esempio che tornano davvero utili nella vita quotidiana. Ho letto tanti libri su quest’argomento, alcuni utilizzano vocaboli un po’ astratti, altri sono davvero interessanti (“scientifici”, come: "Amarli senza se e senza ma" di Kohn, o "Il bambino è competente" di J.Juul) ma lasciano un senso di inadeguatezza (“Oh no, ma io queste cose le dico/ le faccio! Sono una madre terribile”...). Questo libro, invece, infonde gioia, speranza e incoraggiamento a tutti i genitori!
Gioca con me. L'educazione giocosa: un nuovo, entusiasmante modo di essere genitori
Quando giocano, i bambini sono concentrati, cooperativi e creativi. Il gioco è il modo in cui essi s'impadroniscono del mondo, lo esplorano, apprendono dalle nuove esperienze e si riprendono dalle loro piccole o grandi sofferenze. Tuttavia, giocare non sempre è facile per noi adulti, poiché abbiamo dimenticato tanto. E a volte ci sentiamo incapaci di entrare in contatto con i nostri figli, perché da troppo tempo non siamo più bambini. Eppure, sostiene Lawrence Cohen, se noi adulti adottassimo un approccio giocoso all'educazione, se reimparassimo le "regole del gioco", alle quali i bambini fanno ricorso costantemente per esprimersi, comunicare, creare e imparare a diventare grandi, potremmo più facilmente entrare in sintonia con loro, evitare rimproveri e sgridate, non degenerare in conflitti e discussioni e raggiungeremmo molto prima e senza tensioni gli obiettivi educativi che ci prefiggiamo. Non si tratta semplicemente di spegnere la tv e dedicare un po' di tempo a giocare con i bambini, si tratta piuttosto di adottare il gioco come modalità con cui ci si relaziona con loro. Cohen declina le varie modalità di partecipazione e di intervento sul gioco, considerando i modi attraverso i quali favorire l'autostima, disinnescare le "prese in giro" dei compagni, considerare le differenze e i punti di contatto fra maschi e femmine mentre giocano, fino a valorizzare anche il gioco "duro". Aiuta a gestire l'inversione dei ruoli nel gioco e a veicolare in tal modo contenuti profondi.
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