Giorgio Di Noto. Hidden collections. Ediz. a colori
Giorgio Di Noto ha progressivamente indagato la fotografia come mezzo instabile, ambiguo, sempre in bilico tra documento e invenzione. Questa traiettoria trova una nuova declinazione nella ricerca condotta nei depositi, nel laboratorio di restauro e nell’archivio fotografico del Museo Nazionale Romano: spazi solitamente inaccessibili al pubblico, in cui il passato non si espone ma si conserva, si cataloga, si prepara alla visione futura. Qui l’artista si misura con collezioni di sculture, mosaici, affreschi, epigrafi e oggetti di uso quotidiano dall’età repubblicana al tardo impero, e con lastre, negativi, stampe e diapositive relativi a scavi archeologici, restauri e documentazione di reperti dal primo novecento a oggi. In questo attraversamento, la fotografia di Di Noto diventa allo stesso tempo strumento stratigrafico e poetico, capace di interrogare non solo i reperti, ma anche le immagini fotografiche che li documentano, e con esse le condizioni tecniche e culturali della loro rappresentazione. Scavando tra immagini di archeologie, affiorano le tracce di un complesso processo di manipolazione che, per isolare i reperti, cancella e oscura, trasformando l’atto di rendere visibile in un gesto di sottrazione. Così, il documento diventa reperto, la mascheratura si rovescia in rivelazione, l’intervento tecnico si svela come atto creativo. Affidare a un artista visivo la lettura del patrimonio nascosto del Museo Nazionale Romano significa riconoscere che l’archeologia, come la fotografia, non è mai neutrale: è una pratica di scelta, di montaggio, di costruzione di senso. Il lavoro di Di Noto sembra ricordarci che ogni archivio custodisce più di ciò che dichiara; che la fotografia non è solo documento ma anche linguaggio; che ogni immagine non è mai compimento ma processo e che nel tempo continua a riaprirsi, trasformarsi e generare altre immagini. Con testi di Edith Gabrielli, Agnese Pergola, Alessandro Coco e Andrea Pinotti e una conversazione tra Giorgio Di Noto e Alessandro Dandini de Sylva. In collaborazione con il Museo Nazionale Romano.
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Anno edizione:2025
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