Giudici, politica, democrazia. Uso alternativo o diritto alternativo: alle radici di uno scontro in un mondo cambiato
In un celebre convegno del 1972 su L’uso alternativo del diritto si scontrarono due strategie. Le correnti di sinistra della magistratura vi promossero l’avvento di una «giurisprudenza alternativa» che scavalcasse le norme ereditate dal regime fascista e si assumesse il compito di attuare, nel nome della Costituzione, l’«eguaglianza sostanziale» di tutti i cittadini e il loro «riscatto sociale». La sinistra accademica contrappose loro il convincimento che l’emancipazione delle classi subalterne interpellasse piuttosto la Politica e dovesse, perciò, prodursi attraverso la lotta, nella società e in Parlamento, per un nuovo «diritto diseguale» volto a correggere le asimmetrie sociali. A distanza di cinquant’anni i “linguaggi” sono cambiati ma lo scontro sul ruolo della magistratura ha invaso le pagine dei giornali e accende i confronti televisivi. Cogliere il senso di quell’alternativa è decisivo per mettere a fuoco cosa c’è in gioco in questa disputa tra giudici e politica, cruciale per le istituzioni del nostro Paese.
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Anno edizione:2023
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