Nomi affastellati e vomitati sulla pagina senza sosta e senza fiato. Intrighi incomprensibili e personaggi evanescenti. Un libro intrigante, bulimico, con squarci di genialità e pagine estenuanti in cui si trascina senza apparente direzione. Un'esperienza vorticosa, (volutamente) insoddisfacente. Un intreccio irrisolvibile e insoluto, che prende il protagonista e il lettore sempre alla sprovvista, lo gira, lo rigira, lo fa sedere, lo fa entrare nella mischia, lo abbandona, poi lo trascina di nuovo per la giacca appena lo trova esanime. Da leggere se già amate lo stile irriverente di Brett Easton Ellis o se volete tuffarvi nel glamour degli anni '90, tanto luccicoso e pieno quanto sciatto e vacuo. Ben Stiller lo ha preso, ripulito ed epurato del torbido e ne ha vagamente tratto l'idea per Zoolander. Inutile dire che quel film con questo libro non ci azzecca un tubino di Chanel. La traduzione non deve essere stata facile, ma mi sembra efficacissima nel bilanciare i termini inglesi e mantenere il peculiare tono hip californiano anche nella nostra lingua di Dante dal sapore più antico. Non è per tutti i gusti, ma è un oggetto non identificato più interessante di quanto non si creda mentre lo si legge. Da quell'indigestione di Glamorama vi ritorneranno su dei rutti, dei rigurgiti, che vi faranno capire che perlomeno non vi ha lasciati/e indifferenti. O forse sì, se siete davvero hip, come Victor Ward. Che poi Victor sarà davvero imperturbabile? E sarà davvero Victor Ward?
