Una giovane rock star rintanata in una stanza squallida si trova ad aver suo malgrado a che fare con una comune agricola facilmente alterabile e lo sviluppo di una droga sintetica. Mentre valuta se e come tornare in pista, ci sono persone che a turno vanno a trovarlo, con richieste diverse. Parte così così, poi si assesta in linea con altri suoi libri di metà anni Settanta (Cane che corre, Giocatori). Al solito: cupo, freddo, cerebrale. Trama sbilenca, che sembra non andare a parare da nessuna parte. Lo stile e la precisione delle frasi vengono prima di tutto, giustamente. Ha diversi punti memorabili, in particolare quando entra in scena il vicino di casa scrittore, Fenig (la storia della pornografia per bambini è una fucilata), alternati a capitoli di vuoto mistico. Direi ovvia fonte di ispirazione per David Foster Wallace. Preferisco End Zone, uscito l’anno prima.
