Guerra e pace

"Guerra e pace" è uno di quei libri che ti osservano con aria minacciosa sperando che tu riesca a salvarti prima che sia troppo tardi. Perché diciamoci la verità, una volta che hai finito di leggerlo, sai di non essere più la stessa persona. È troppo dirompente, troppo intimo, troppo incisivo per lasciarti indifferente e tu, pagina dopo pagina, ti senti catapultato in un altro continente, nei panni di personaggi che scalpitano la propria vitalità. Entri a far parte di un mondo che inizialmente non capisci, tra nomi impronunciabili e piani di guerra incomprensibili, ma che, riga dopo riga, rivela la propria essenza. Il dualismo del titolo non è casuale, e d’altronde Tolstoj non avrebbe lasciato nulla al caso, ma è il punto chiave per capire il romanzo: la guerra potrà anche iniziare, ma prima o poi la pace tornerà e porterà con sè la rinascita. Tutto ha un inizio e tutto ha una fine e in mezzo c’è la vita, a tratti misera, ad altri gioiosa. Andrej, Pierre, Nataša e tutti gli altri personaggi lo dimostrano con le loro storie: la vita si presenta a noi a poco a poco, e la nostra smania di capirne il senso ci allontana solo da essa. Di fronte all’incertezza, l’unica cosa logica da fare, è vivere, accogliendo tutto quello che ci viene offerto. La consapevolezza ultima non è raggiungibile, Pierre lo sa bene, ma possiamo sempre prendere il meglio dalla vita e stringerlo a noi intensamente. “Guerra e pace” non è una lettura leggera, non per il numero delle pagine, ma perché ti sfida, ti inchioda alla sedia e ti chiede con veemenza di riflettere con lui sulla vita. Non è un libro, forse non è nemmeno Tolstoj che parla, ma è proprio la vita che celata, riga dopo riga, ti chiede di scoprirla e di camminare insieme a lei.

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