Il movimento neo borbonico favoleggia di un meridione che prima dell’Unità era prospero, definisce il brigantaggio dopo la sua annessione all’Italia come un forte movimento di resistenza all’oppressore sabaudo che impoverì quelle terre depredandole di continuo. Carmine Pinto con questo suo interessante saggio ha voluto vederci chiaro, ricorrendo, argomento per argomento, a un’ampia documentazione storica e archivistica, con cui sono contestate le teorie dei neo borbonici. Se l’avanzata di Garibaldi, dopo il suo sbarco in Sicilia, proseguì trionfalmente con la partecipazione di migliaia di meridionali e se poi avvenne, dopo Teano con l’incontro dell’Eroe dei due mondi con Vittorio Emanuele II, l’annessione di quello che era il Regno delle Due Sicilie al nuovo Regno d’Italia, è indubitabile che in seguito ci fu un tentativo di restaurazione, promosso dall’ex re Francesco II e dallo Stato della Chiesa, tentativo che anziché essere affidato a un esercito regolare si estrinsecò in azioni di guerriglia al cui avvio diedero impulso i briganti già esistenti, ai quali poi se ne aggregarono altri. Pinto sfata subito il mito del brigantaggio meridionale come emblema della libertà e della ribellione contro gli invasori piemontesi; lì non c’erano certamente dei Robin Hood o dei Che Guevara, lì c’erano fior di mascalzoni che si videro legittimati a rubare, devastare e opporsi all’esercito regolare piemontese, nonché alla Guardia Nazionale, composta esclusivamente da elementi locali. Non esisteva un piano articolato, semplicemente si voleva rendere difficile e pericoloso il governo dello stato italiano, creare uno stato di tensione e confusione tale da provocare un’insurrezione popolare, che però non accadde. Per concludere, smontando tante teorie strampalate uscite dalla fantasia dei neo borbonici, secondo Pinto la guerra dei briganti è stata caratterizzata dalla quasi completa assenza di distinzione tra scopi criminali, scopi privati e motivazioni politiche.
La guerra per il Mezzogiorno. Italiani, borbonici e briganti 1860-1870
La guerra per il Mezzogiorno, per la novità di materiali e documenti e per la vastità delle ricerche, offre una prospettiva che innova interpretazioni fino a oggi date per acquisite.
«Carmine Pinto, sulla base di una ricca documentazione, ci offre in gran parte una ‘storia militare’ di quel decennio drammatico in cui il governo italiano doveva vincere per dare "legittimità definitiva al nuovo edificio nazionale".» - Giancristiano Desiderio, la Lettura
«Un libro che riporta la discussione pubblica a più equilibrate ragioni storiche.» - Luigi Mascilli Migliorini, Domenica – Il Sole 24 Ore
Il brigantaggio fu l'eroica resistenza meridionale al colonialismo sabaudo o la sfida allo Stato di bande criminali? La guerra per il Mezzogiorno concluse la crisi del Regno delle Due Sicilie, determinò il successo dell'unificazione italiana e marcò la complicata partecipazione del Mezzogiorno alla nazione risorgimentale. Iniziò nel settembre del 1860, dopo il successo della rivoluzione unitaria e garibaldina, e si protrasse per un decennio, mobilitando re e generali, politici e vescovi, soldati e briganti, intellettuali e artisti. Non fu uno scontro locale, perché coinvolse attori politici e militari di tutta la penisola e d'Europa, ma non fu neppure una guerra tradizionale: i briganti, le truppe regolari italiane, i volontari meridionali si sfidarono nelle valli e nelle montagne in una guerriglia sanguinosa, del tutto priva dei fasti risorgimentali. Si mescolarono la competizione politico-ideologica tra il movimento nazionale italiano e l'autonomismo borbonico; l'antico conflitto civile tra liberalismo costituzionale e assolutismo; la lotta intestina tra gruppi di potere, fazioni locali, interessi sociali che avevano frammentato le città e le campagne meridionali.
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Anno edizione:2024
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Renzo 21 giugno 2025I briganti, eroi o delinquenti?
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Casus28 12 gennaio 2025Ottimo lavoro
Questo libro affronta il tema dell'Italia post-unitaria con i suoi problemi delle bande di briganti al meridione che imperversavano nei paesi e delle dinamiche del novello stato unitario, con tutte le sue difficoltà organizzative, atte ad affrontare queste nuove problematiche. Molto bello
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