Nel contesto piuttosto arido di emozioni del "freak folk" o "psychedelic folk" del terzo millennio, riusciamo qualche volta ad imbatterci in artisti sbalorditivi come il ragazzo del Midwest ma newyorkese di adozione David Michael Stith, in arte DM Stith. A gente così l’etichetta di “freak folk” sta molto stretta e la uso unicamente per dare una pur vaga definizione alle atmosfere surreali, psichedeliche ma non floreali, che incontriamo in questo sfuggente e indefinibile Heavy Ghost. Dall’iniziale epica Isaac’s song (un piano che sputa accordi vagamente minacciosi e ululati strazianti come biglietto da visita) alla conclusiva onirica Wig (dei Sigur Ros cresciuti nei bassifondi della Grande Mela anziché nell’isola delle fate) passando per la splendida, barrettiana, Pity Dance, per il canto di mille sirene drogate di Pigs, per il rito pagano di Spirit Parade, DM Stith ci conduce per mano verso un destino di dolce perdizione, verso un autunno dell'anima che consola più che opprimere.
