Ho coltivato la rosa bianca. Pensieri lunghi dei giorni brevi
Difficile incasellare questo libro di Carlo Galeotti dentro una precisa geografia testuale. Formalmente ha l’aspetto di un diario dedicato alla nipote Noah, con la scansione in mesi e giorni che danno il ritmo alla narrazione, ma la predisposizione autobiografica viene parcellizzata dentro una serie continua di riflessioni e commenti, di analisi sull’esistere, di considerazioni sul tempo presente e sul tempo trascorso, dando la sensazione che la voce narrante sia contemporaneamente dentro e fuori il mondo che racconta, ne faccia parte ma allo stesso tempo lo analizzi dalla distanza di sicurezza di un luogo che non esiste più (o che forse non è mai esistito): un favoloso giardino di rose bianche che sembra precipitato da un paesaggio edenico. Potremmo pensare a un diario della mente, come lo definisce lo stesso Galeotti, che nella sua breve nota "a mo’ di prologo" mette in gioco da Charles Dickens a José Martí, consapevole di affondare sé stesso in un flusso di coscienza che procede per frammenti senza un’apparente connessione logica, saltando da un argomento all’altro con la giocosa curiosità di un saltimbanco della parola.
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Anno edizione:2023
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