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Anno edizione: 2020
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Con Ho fatto la spia, la Oates torna a scavare nei recessi più oscuri della famiglia americana, unendo il genere del dramma familiare al thriller psicologico dal ritmo serrato. La protagonista, Violet Rue, ha solo dodici anni quando la sua vita viene spezzata da una brutale verità: i suoi fratelli maggiori hanno compiuto un atto di violenza brutale e razzista. Violet sola scopre cosa sia davvero accaduto e, quando decide di spezzare il silenzio, viene punita con l’esilio dalla sua stessa omertosa famiglia. Ambientato in una piccola cittadina di New York, Ho fatto la spia racconta l'educazione e morale di una ragazza costretta a diventare adulta troppo presto, in un percorso doloroso di isolamento, bullismo e abuso, ma anche di consapevolezza, resistenza e rinascita. Il libro ha molti punti di contatto con Una famiglia americana, ma se là il ritmo era più contemplativo e descrittivo, qui la tensione narrativa si fa più incalzante, con continui colpi di scena. È un'opera di confine, che tiene insieme il romanzo psicologico e il noir familiare, sempre con lo sguardo impietoso e lucidissimo che contraddistingue l’autrice. La Oates tocca con precisione chirurgica tutti i temi che le sono più cari: la violenza sulle donne, l’oppressione del patriarcato, il razzismo sistemico, il divario tra ricchi e poveri e, soprattutto, il marcio che si nasconde dietro la patina di rispettabilità delle famiglie benpensanti. Per chi non avesse mai letto Joyce Carol Oates, questo romanzo potrebbe essere un ottimo primo approccio: accessibile, coinvolgente e, al tempo stesso, pieno della complessità e della forza che rendono la sua scrittura così unica. Un libro che lascia il segno, e che costringe a riflettere su quale sia il costo della verità.
Violet Rue Kerrigan ha 12 anni quando confessa che i suoi fratelli maggiori hanno gravemente ferito e ucciso un ragazzo nero. Tutti intimano di tacere e/o negare, ma lei se lo fa scappare. Da qui la sua vita non sarà più la stessa perché la figlia più amata verrà cacciata di casa. Questa è una storia in cui viene esposto il disagio famigliare. Un padre autoritario che ama la famiglia ma che, se questa gli volta le spalle, è in grado di tagliare tutti i ponti. Una moglie e madre che piuttosto di non star sopra al marito accetta lo sfratto della figlia. Dei fratelli che, anche da grandi, accettano le regole dei genitori e non si batteranno mai per la loro sorella dimenticata. La Oates all'inizio ci pone davanti un problema sociale ma poi ci invita a pensare alle conseguenze delle azioni, più che al problema stesso. "Ci sono diversi tipi di famiglia. [….] a volte la famiglia è una persona sola". 8/10 TW: razzismo, molestie e abusi (sessuali)
South Niagara, Stato di New York. E’ il 1991 quando succede qualcosa che cambierà per sempre la vita della dodicenne Violet Ru Kerrigan, catapultandola all'improvviso nel mondo adulto. Dall'essere la piccola di casa, diventa la reietta, "il Topo". Dall'angolo ovattato in cui era cresciuta eccola di colpo ritrovarsi fuori, in un mondo infido, pronto ad approfittare della sua più grande debolezza: il bisogno di essere amata. Violet trascinerà la sua vita assentandosene... J. C. Oates è un’autrice tra le più versatili. Per me è una conferma della sua abilità nel saper scavare la psicologia dei suoi personaggi. Una perizia che si esprime benissimo anche nella rappresentazione dei quadri famigliari e nelle ferite che incidono il già turbolento periodo dell’adolescenza. Quella dei Kerrigan è una storia tipica dei clan irlandesi che – al pari di altre famiglie d’immigrati – compattano i propri confini e si serrano in un orgoglioso pensiero pseudo-cattolico, maschilista e soprattutto bianco. L’occhio, di fatti, si allarga nel riprendere questa perenne guerra sociale che gli Stati Uniti scontano come un’antica colpa non espiata mai abbastanza. Quel “noi” e quel “loro” che si concretizza nell'urbanistica delle piccole, medie e grandi città con i ghetti delle periferie. Una lotta quotidiana che non ammette tradimenti né da un lato né dall’altro.
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