Oggi sono passati 100 anni dalla morte di Franz Kafka. Quale modo migliore che non parlare di questo piccolo gioiello di Philip Roth per commemorarlo a dovere? Sicuramente Kafka deve la sua immortalità a opere che risultano seminali per praticamente tutta la letteratura moderna e contemporanea, non si può fare a meno di confrontarsi con lui. Roth lo fa in maniera particolare, immaginando distopicamente che il secondo elemento del mito di Kafka, la sua prematura e triste scomparsa, non si sia verificato come nella realtà, che lui abbia continuato a vivere, come un uomo fra tanti. Non rovinerò la lettura a chi vorrà prendere in mano questo piccolo capolavoro. Vorrei solo ricordare che il numero delle pagine davvero non conta di fronte ad opere come questa, e che una storia come quella imbastita da Roth rimane davvero nell'anima.
«Ho sempre voluto che ammiraste il mio digiuno» ovvero, guardando Kafka
È l'estate del 1923 quando in due stanze in un sobborgo di Berlino una nuova coppia dà inizio al suo futuro comune. Lei si chiama Dora Dymant, lui Franz Kafka, e quello è l'ultimo anno della sua vita. Prima di allora ci sono state altre due brave ragazze ebree nella vita di Kafka, Felice e Julie, poi la passionale, anticonformista Milena. Ma lui è già "sposato con l'angoscia a Praga" e un altro matrimonio non ci sta. È solo con la giovane Dora che Kafka, avvicinandosi alla fine, riesce a svincolarsi dalla città nativa e a pensarsi, seppur per poco, libero di amare. E se fosse sopravvissuto alla tubercolosi che lo condusse a morte precoce? Se addirittura fosse scampato all'olocausto che si prese tutte le sue sorelle, rifugiandosi all'estero, magari in America, magari in un'accogliente comunità ebraica? Cosa sarebbe accaduto se il cantore di ogni forma di assoggettamento, vincolo, coercizione fosse riuscito a sfuggire? Quali inediti appagamenti il Nuovo Mondo delle mille possibilità avrebbe potuto riservargli? Philip Roth immagina per noi lo scenario e, incrociando quell'orizzonte letterario e umano al proprio, dà vita a una piccola gemma di lucidità critica e insieme di spassoso estro narrativo.
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Condizioni complessivamente ottime, ma vanno segnalati alcuni sporadici segni a matita
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Anno edizione:2011
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Ema_ 03 giugno 2024Breve e intensissimo
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