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Anno edizione: 2017
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Leggenda vuole che questo romanzo abbia richiesto una gestazione ventennale. 'Horcynus Orca' uscì nel 1975 e costituì in caso unico (ricordo ancora la copia che mio padre - mondadoriano di ferro - stringeva in mano) anche perché - all'epoca - il marketing editoriale non era (ancora) solito trattare i libri come fossero saponette e gli scrittori non facevano il tour delle trasmissioni televisive a 'far marchette', con la complicità di conduttori compiacenti. Ciò detto, il romanzo di D'Arrigo è un 'libro-mondo' da affrontare armati di coraggio e pazienza, un volume che - per trama, mole e linguaggio - richiede lettori smaliziati, rodati ad una lettura lenta, partecipata, devota. Costruita come un 'omaggio verista' all'Odissea, la trama (siamo nel 1943) racconta del ritorno a casa di Andrea Cambria, marinaio siciliano. Il viaggio - pochi giorni di calendario, ma apparentemente eterno su pagina - è caratterizzato dalla presenza costante delle 'fere', (cetacei assimilati a delfini, fantasmi del mondo di sotto, veri semi-dei vendicativi e famelici, che segnano di mala fortuna la vita di marinai e pescatori) e del loro corrispettivo umano: le 'femminote' (donne streghe, matriarche per vocazione e necessità, sessualmente voraci). Va da sé che il viaggio è mare e vento, sale e ombre e sale ancora, fino a maturare sé stessi alla morte, con l'apparire della fera definitiva che sale dagli abissi, l'Orcaferone, destinata anch'essa ad essere divorata e perire. Scritto in una lingua selvaggia e ruvida (un italo-siciliano costellato di termini inventati) il libro di D'Arrigo è un dono prezioso da fare in primo luogo a se stessi.
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