E' davvero importante sapere se la sciabola trovata sotto qualche spanna di terra è davvero quella del Generale Krasnov? E' così pressante sapere se sia stato veramente ferito a morte quaggiù, in Carnia, o se invece abbia subito processo e condanna a morte a Mosca? Krasnov: ataman cosacco, fedele imperialista e zarista nell'anima, fiero anticomunista e alleato dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Uomo fuori dal tempo, fuori dai tempi della storia. Illuso dai nazisti che, alla fine della seconda guerra mondiale, avevano dato a lui e ai suoi cosacchi la ricompensa promessa: una terra, la loro terra, Kosakenland - corrispondente però all'attuale Carnia (!); ingannato dagli inglesi che, malgrado le promesse, consegnarono i cosacchi arresisi a loro nelle mani dei sovietici, i quali provvidero subito a farne piazza pulita. Magris, cercando - apparentemente - di dar risposta alle domande di cui sopra, ci conduce in un'appassionata riflessione sugli aspetti più umani della vicenda del generale cosacco, una riflessione che potrebbe intendersi come un più ampio ripensare le miserie di una vita ingannata e ancorata a ideali a volte a noi incomprensibili, e poi travolti dalla storia.
Illazioni su una sciabola
Nell’autunno del 1944 i tedeschi invasero la Carnia con l’aiuto dei cosacchi loro alleati, ai quali avevano promesso un luogo dove costruire un’autonoma patria cosacca, una «Kosakenland» fra i villaggi e le montagne di quella regione. I cosacchi vi si trasferirono in massa, compiendo saccheggi e atrocità di ogni tipo fino al maggio del ’45, quando scoprirono di essere stati usati e ingannati. Abbandonati a loro stessi di fronte all’avanzata dell’Armata Rossa, dovettero riparare in Austria e si arresero poi agli inglesi, i quali, però, ottemperando agli accordi segreti di Yalta, ma tradendo i patti, li consegnarono ai sovietici, che i cosacchi avevano cercato in tutti i modi di evitare. Vistisi ormai perduti, molti di loro scelsero il suicidio gettandosi nelle acque della Drava. Alcuni riuscirono a fuggire, molti altri incontrarono al morte in URSS. Da questa vicenda poco ricordata dalla storia, Claudio Magris trae spunto per comporre un resoconto toccante sul destino e sulla tragedia del vivere, ma anche su suoi brevi istanti di grazia.
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Marco Bertagna 01 dicembre 2017
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