Le immagini non sono solo ornamento e superficie, ma interazione dinamica fra chi le crea e chi le fruisce. A volte persino pericolose, tanto da far sì che Platone le escludesse dal suo Stato Ideale e Leonardo le descrivesse come “carceriere”. Horst Bredekamp, uno dei più autorevoli storici dell’arte dei giorni nostri, s’interroga sull’idea stessa di immagine, sulla sua potenza e sul suo utilizzo in ambito sociale. Partendo dalla paura e dal rifiuto delle immagini in Platone, l’autore presenta la sua teoria dell’atto iconico, arrivando a sostenere che: “mentre la lingua parlata è propria dell’uomo, le immagini gli vengono incontro sotto il segno di una corporeità aliena: esse non possono venire ricondotte pienamente a quella dimensione umana cui devono la propria realizzazione, né sul piano emotivo né mediante azzardi linguistici. Una volta prodotte, diventano autonome e incutono ammirazione e paura, sono cioè oggetti capaci di suscitare sensazioni fortissime”. Ed è proprio questa autonomia dell’opera d’arte che incute a volte terrore, a volte ammirazione, suscitando in noi le emozioni più forti e ambigue.
Immagini che ci guardano. Teoria dell'atto iconico
Uno fra i più autorevoli storici dell'arte dei nostri giorni si interroga sul perché l'idea stessa di immagine, il suo fascino e la sua potenza siano temi sempre attuali. Questo dipende in primo luogo dall'inedita predominanza del visuale in tutti gli ambiti del nostro quotidiano. Ma dietro si annida un problema più profondo e paradossale: le immagini, in quanto artefatti, non possiedono vita propria, eppure sviluppano una presenza che le differenzia e le eleva rispetto alla materia inanimata. Da qui l'aspettativa che la riflessione possa spingersi oltre il livello del puro sguardo, della mera contemplazione. Nell'apparente conflitto tra fissità e vitalità sta il vero potere attivo delle immagini. Partendo da questo presupposto, Horst Bredekamp sviluppa una teoria dell'atto iconico complementare a quella dell'atto linguistico e distingue tre aree in cui le immagini operano attivamente: la vita artificiale, lo scambio di immagine e corpo e l'energia autonoma della forma. Il volume rappresenta la stimma di decennali ricerche sulla fenomenologia delle immagini e sulla loro forza intrinseca.
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Anno edizione:2015
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Federica Marsili 28 novembre 2017
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