Inferno-Leggende-Giacobbe lotta
La vita di Strindberg fu, come noto, una successione di cataclismi: il più brutale, il più fecondo, il più irriducibilmente strindberghiano fu quello del 1895, quando, a Parigi, la ‘mano dell’invisibile’ lo precipitò in un’esperienza surriscaldata, dissestante, introducendolo a terribili cieli e inferni, retti da quelle ‘potenze sconosciute’ che Strindberg riuscì poi, a sua volta, a introdurre nella letteratura scrivendo un romanzo-diario, «Inferno», a caldo, come una stenografia visionaria, e insieme seguendo un piano complesso, cifrato: piano che difficilmente riesce a seguire chi legge solo la prima parte dell’opera, l’unica che finora si usava pubblicare. La presente edizione offre invece al lettore italiano, per la prima volta, «Inferno» nella sua integrità, e cioè come trilogia composta da «Inferno I», «Leggende» e «Giacobbe lotta». Che cos’è l’«Inferno» di Strindberg? È, in primo luogo, quello che Swedenborg aveva descritto minutamente in tante sue opere e che ora Strindberg riconosce in ogni particolare attorno a sé, per le vie del Quartier Latin, come una lugubre messa in scena finalmente svelata. Ma non è solo questo: attore principale in una portentosa macchinazione, di cui resta sempre incerto chi sia l’autore, Strindberg ci appare qui al tempo stesso come l’alchimista delirante che in squallide stanze d’albergo trasforma il piombo in oro; come l’uomo dello ‘scetticismo illuminato’, che ha superato ogni illusione; come un lucidissimo ossesso per il quale ogni fatto è condannato a diventare segno; come il primo scrittore moderno che fa confluire fisiologia, psicologia e parapsicologia; come l’aruspice per cui ogni coincidenza è una ‘corrispondenza’. Queste contraddizioni si manifestano in una febbrile pulsazione della scrittura, in un continuo oscillare di intensità, che coinvolge il lettore con una violenza nuova alla letteratura. Questa violenza, di fatto, non è mai univoca: si viene a ogni passo sballottati fra il dramma cosmico e la farsa atrocemente buffa, tale è la sbalorditiva rapidità di Strindberg nel cambiare toni e registri, nel mescolare soprannaturale e quotidiano, nell’inoculare dubbi sull’esistenza di entrambi, nello strappare il riconoscimento dei loro sovrani poteri, nell’abbandonarsi al ‘demone dell’analogia’ senza mai giungere a un punto fermo. Oggi, come quando fu scritto, sul limitare di un secolo che vorrebbe essere «blasé», il ‘romanzo occulto’ di Strindberg agisce come choc fulmineo, aprendo così la strada al lettore per penetrare nei suoi misteri comici, atroci, divini e demoniaci, e scoprire le tante rispondenze fra le sue tre parti, a trovare le quali molto aiuterà il lungo saggio di Luciano Codignola che accompagna questa edizione.
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